CRISTIANA MARIANI
Cronaca

Da Buffon a Phelps, passando per Bugno e Ilicic: la depressione nello sport

Il male oscuro aggredisce anche i campioni che spesso sembrano avere tutto ed essere invicibili

Gianluigi Buffon

Gianluigi Buffon

Non solo Naomi Osaka. La tennista giapponese che ha deciso di ritirarsi dal Roland Garros, torneo fra i più importanti al mondo, a causa di problemi psicologici e della malsopportazione della pressione mediatica non è l'unica atleta a dover fare i conti con depressione e disagi derivanti dall'obbligo di dover mantenere sempre alti gli standard. Dall'obbligo di dover vincere.

Ciclismo: Bugno e Dumoulin

"Noi ciclisti professionisti facciamo molta fatica. Non ci divertiamo ad arrivare ultimi; gli ultimi sono quelli che soffrono di più: so cosa vuol dire, perché sono arrivato tra gli ultimi. E se talvolta non abbiamo voglia di parlare è perché anche a parlare facciamo molta fatica. Non è vero che si parla di più quando ti si accorcia la gamba. La gente mi vuole bene lo stesso. La gente mi rispetta anche quando sono in crisi. Perché ho dato. Io rispetto tutti: mi piacerebbe essere rispettato allo stesso modo". "Oggi occorre avere 110 per sgomitare coi primi, coi più forti. Quel dieci in più te lo dà la forza. E la testa che sa che sei forte. E' la testa che conta, che stimola le grosse motivazioni. Io quel 10 non l' avevo: e ciò mi ha psicologicamente depresso". Era il 1996 quando il campione di ciclismo Gianni Bugno affidò a queste parole uno sfogo che lo rendeva incredibilmente umano. Quindici anni dopo, ovvero a gennaio 2021, un altro campione ha esternato il proprio disagio. "Mi sono liberato di uno zaino pesante cento chili, non so cosa farò, ma farò molte altre cose: vivere, soprattutto". Con queste parole Tom Dumoulin, altro campione delle due ruote, ha annunciato il proprio ritiro a tempo indeterminato.

Calcio: da Clarke Carlisle a Josip Ilicic

Osannati. Invidiati. "Hanno tutto, cosa possono volere di più?" è il refrain che si sente ripetere spesso nei confronti di tanti sportivi, soprattutto dei calciatori famosi. Hanno tutto, già. A livello di fama e denaro senza dubbio hanno molto. Ma la depressione è un male oscuro e così accade che fama e soldi non facciano la felicità. Come è accaduto a Clarke Carlisle, calciatore del Burnley. Era il 2009 e la sua squadra, il Burnley, aveva appena conquistato il ritorno nel massimo campionato di calcio inglese dopo oltre trent'anni. La situazione perfetta, si dirà. E infatti Carlisle ai festeggiamenti aveva partecipato eccome. Rivelando però in seguito di aver sofferto anche in quel periodo di problemi di depressione. Gioco d'azzardo e abuso di alcol sono stati i fantasmi che lo hanno perseguitato per molto tempo. "Ho vinto la depressione grazie all'amore per la vita" ha invece dichiarato Josip Ilicic, attaccante dell'Atalanta che proprio pochi mesi fa ha avuto la necessità di allontanarsi dall'Italia e dal campionato di calcio per recuperare la migliore condizione mentale. Anche un leader in campo come Gianluigi Buffon, sino a poco tempo fa titolare inamovibile della porta della Nazionale italiana e della Juventus, ha raccontato di averne sofferto quando aveva 24-25 anni: "Un giorno mi alzai dal letto e mi sentii le gambe senza energie, cioè: tremavano. Non mi era mai capitato. Mentre andavo al campo, avevo problemi anche a guidare. Le gambe si muovevano da sole. Arrivato al campo, andai dal dottore e chiesi aiuto. Dopo una piccola discussione, mi disse: "Questi sono segnali di un'iniziale depressione. Stai attento a quello che stai facendo". Il dottore mi disse che c'erano pasticche, io risposi che no, assolutamente, questa cosa qua era una roba che dovevo risolvere io, senza l'aiuto di farmaci. Non vuol dire diventare il numero uno al mondo, ma trovare la soddisfazione che ti rende vivo, orgoglioso di te". Un percorso lungo e tortuoso, un cammino impegnativo: così è stata la strada che ha condotto Buffon alla guarigione dalla depressione.

Nuoto: Michael Phelps

Se si pensa a un simbolo, a un atleta che ha vinto tutto quello che si poteva vincere, il nome di Michael Phelps balza alla mente quasi in automatico. Eppure anche il re mondiale del nuoto ha rivelato di aver sofferto di depressione. Una depressione "dormiente", che si rivelava acuta ciclicamente alla conclusione di ogni esperienza olimpica. Una sorta, quindi, di interruzione repentina di adrenalina, una sensazione di vuoto. Dalla quale il nuotatore ha più volte dichiarato di essere riuscito a uscire grazie soprattutto all'aiuto della famiglia e di alcuni terapisti.