
Ettore Diana
Monza, 2 febbraio 2020 - Si è fatto conoscere e apprezzare anche a Monza e non ha lasciato gli spettatori del teatro Manzoni «a bocca asciutta». Lui è Ettore Diana, 65 anni, conosciuto nel mondo mixology come uno dei più eclettici barman italiani. Una fama dovuta ai suoi libri, ai suoi premi, ai suoi successi come il titolo di campione mondiale nella gara che ogni anno si disputa fra i migliori specialisti del settore di 70 Paesi. Diana ha vinto sei guinness dei primati rispettivamente con il cocktail più grande del mondo (3.000 litri tra vodka, succo d’arancia e altri ingredienti), il caffè più grande con 6.400 tazzine, il tè più grande del mondo (duemila litri), il cappuccino più grande (1.500 litri) e infine la tisana più grande del mondo (2.100 litri). C’è anche il mojito più grande del mondo, 3802 litri preparato in 59 minuti e 55 secondi, per sostenere iniziative di solidarietà.
Ma la novità sono i cocktail alla Ricola, negli after dinner, con i quali ha deliziato ha vinto il 62esimo concorso nazionale Aibes (Associazione italiana barman e sostenitori), ottenendo il più alto punteggio per gusto e tecnica di lavorazione. Proprio così: usa le famose tisane svizzere, che via via miscela con altri ingredienti creando incredibili cocktail a base di erbe. La storia di Diana è iniziata a Caserta, la sua città di origine. A diciotto ha iniziato a girare il mondo, lavorando in 46 Paesi. Diana è anche il barman dei vip: «Ho lavorato per Gianni Agnelli, Gianfranco Funari, Vasco Rossi, Silvio Berlusconi». E ancora: «Oggi la tendenza più rilevante va verso la riduzione del contenuto di alcol di ogni cocktail. Le bombe alcoliche non sono più apprezzate dai clienti seri. Anche il mondo del bere miscelato è attento a temi come la naturalità e il wellness, quindi si diffondono ricette con infusi, erbe, fiori, proprio per soddisfare la curiosità del cliente. Certo anche questa è una moda e come tutte è destinata a finire, ma questi elementi salutistici si stanno radicando sempre più e difficilmente si tornerà indietro.
Oggi più che mai l’evoluzione mette a disposizione del barman prodotti qualitativamente molto alti, sta al barman trovare una sintesi tra tutte queste influenze possibili, aprendo la sua curiosità a 360 gradi per poi condensare il tutto in un bicchiere». Ettore Diana si spende affinché tanti giovani allievi possano fare tesoro della sua esperienza: per questo motivo alterna alla sua attività di barman quella di insegnante, attraverso progetti con scuole alberghiere di tutta Italia. «Il cocktail si beve dapprima con gli occhi, ma non ci si può fermare all’apparenza. Il miscelato deve essere equilibrato e buono. Soprattutto di questi tempi i clienti che si avvicinano al mondo del cocktail vogliono un’esperienza appagante per tutti i sensi ed è priorità per tutti i barman dare il massimo, rispettando le tecniche e dando fondo alla loro creatività, senza andare mai sopra le righe».