REDAZIONE CRONACA

Vitalizio a Formigoni, il Senato dice sì alla restituzione

Tre voti a favore e due contrari. L'ex governatore della Regione Lombardia ha diritto a percepire la pensione

Roberto Formigoni

Milano - Con 3 voti a favore e 2 contrari (Valente - Pd e Balboni - Fdi), il Consiglio di sorveglianza del Senato ha confermato la sentenza di primo grado e quindi il diritto a percepire la pensione da parte dei senatori che avevano una condanna superiore a due anni. Roberto Formigoni potrà quindi percepire il vitalizio. Dopo questo giudizio non ci sono altri gradi. A giorni dovrebbero arrivare le motivazioni alla base di questa determinazione.

"Almeno i due mila euro ce li ho... Li posso tenere per sempre". Così, a quanto si apprende, ha commentato Formigoni, dopo la decisione.  I suoi avvocati, Domenico Menorello e Andrea Scuttari spiegano: "E' stato applicato un principio basilare di diritto e umanita'. La pensione serve a sopravvivere e non puo' esserci una seconda condanna per stenti a carico di nessuno. Formigoni la sua condanna la sta scontando".

Le reazioni

Immediate le reazioni nel mondo politico. "Il condannato per corruzione Formigoni riprende il vitalizio, e con lui gli altri ex senatori riconosciuti colpevoli di gravi reati. Dal Senato arriva un nuovo schiaffo ai cittadini italiani: la Lega e Forza Italia se ne assumono la responsabilità di fronte al Paese. Il Consiglio di Garanzia, in cui non siede il M5S dopo il tradimento di un nostro ex senatore, ha deciso di respingere il ricorso avanzato dall'amministrazione di Palazzo Madama contro la sentenza di primo grado con la quale la commissione Contenziosa aveva annullato la delibera Grasso del 2015", spiegano gli esponenti M5S Paola Taverna, vicepresidente del Senato, Laura Bottici, questore di Palazzo Madama e Gianluca Perilli. "Finché c'era da assegnare i privilegi ai pochi della casta si faceva valere l'autonomia del Senato, ora che invece c'è da applicare regole di civiltà e rigore, allora l'autonomia non serve più e ci si appella in modo strumentale addirittura alla legge su Reddito di cittadinanza e Quota 100 nonché a sentenze interpretate in modo forzato. Dopo decenni si sono accorti che i parlamentari potrebbero avere le stesse regole dei cittadini, ma lo fanno nell'unica volta in cui questo serve a difendere un privilegio. Evidentemente non conoscono vergogna. Noi non ci arrendiamo e domani rilanceremo la nostra battaglia con nuove proposte". "Il Consiglio di Garanzia del Senato ha confermato la restituzione del vitalizio a Roberto Formigoni. L'ex presidente della Regione Lombardia può ringraziare la Lega e Forza Italia che, ancora una volta, sono stati determinanti per corrergli in soccorso e blindarlo" afferma in una nota il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi. "Dal Senato arriva un altro schiaffo al Paese reale, l'ennesimo inaccettabile atto di arroganza da parte di chi si considera al di sopra dei cittadini".

Formigoni: da CL al dominio della Lombardia

Fino a qualche anno fa Roberto Formigoni è stato uno dei personaggi più in vista del panorama politico nazionale. Nato a Lecco 74 anni fa, Mlitante del movimento cattolico Comunione e Liberazione, enfant prodige della Democrazia Cristiana, con la fine della Prima Repubblica entrò in Forza Italia, diventando in brevissimo tempo uno dei volti di primo piano del partito berlusconiano, in particolare in Lombardia. Eletto per la prima volta presidente della Regione nel 1995, viene riconfermato in tre successive elezioni, conquistando il record di permanenza al Pirellone.  I suoi problemi con la giustizia risalgono all'aprile del 2012 quando scoppiò il caso Maugeri, considerata una delle eccellenze della sanità lombarda. La Procura di Milano dispose l'arresto di cinque persone, accusate di aver sottratto 56 milioni di euro dalle casse della Fondazione Maugeri. Tra gli arrestati, anche l'uomo d'affari Pierangelo Daccò, amicodi Formigoni e uomo vicino a Comunione e Liberazione, di cui fa parte l'allora presidente della Lombardia. L'inchiesta si allarga coinvolgendo anche il San Raffaele.

La storia dei processi

Il processo si apre il 6 maggio 2014: secondo i pm di Milano, dalle casse della Maugeri sarebbero usciti soldi confluiti sui conti delle società di Daccò, che avrebbero garantito a Roberto  Formigoni circa 8 milioni di euro tra contanti, viaggi, e la disponibilità di tre yacht. In cambio, Formigoni avrebbe favorito la Maugeri e il San Raffaele garantendo rimborsi indebiti. I pm chiedono 9 anni di carcere per  Formigoni, imputato per associazione a delinquere e corruzione. La sentenza arriva nel dicembre 2016 con la condanna a 6 anni di reclusione. Pena aggravata dalla Corte d'Appello di Milano a 7 anni e 6 mesi. Poi la sentenza definitiva del 21 febbraio 2019 con la decisione della Corte di Cassazione che condanna il "Celeste", questo il suo soprannome, a 5 anni e 10 mesi, con un leggero sconto di pena per prescrizione. E' stato detenuto nel carcere di Bollate dal 22 febbraio al 22 luglio 2019, quando gli è stata concessa la detenzione domiciliare, in quanto ultrasettantenne, come richiesto dalla difesa. Ieri un nuovo tassello. La Commissione Contenziosa del Senato ha dato ragione a Roberto Formigoni, che aveva fatto ricorso contro la sospensione del suo vitalizio dopo la condanna definitiva: lo riavra'.