
L'attore George Clooney e la soubrette Elisabetta Canalis ai tempi della loro storia d'amore
Milano, 12 luglio 2023 – Il Garante della privacy "assolve" le Iene. Il presidente dell'authority per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, ha dichiarato infondato il reclamo presentato dal legale di Gianluca Neri, gestore del noto blog Macchianera, creatore e produttore della docu-serie Netflix "SanPa: luci e tenebre di San Patrignano", che più di due anni fa, il 30 marzo 2021, aveva chiesto la cancellazione dei suoi dati personali e l'adozione di "provvedimenti correttivi e sanzionati" nei confronti di Reti televisive italiane (gruppo Mediaset) per alcuni servizi pubblicati sui profili social della trasmissione tv "Le Iene" tra il 2 e il 23 febbraio 2021.
I servizi
In particolare, Neri ha contestato che in quei servizi, che davano conto della sentenza di condanna per violenza privata nei confronti dell'inviato del programma Luigi Pelazza, fossero stati riproposti "un video" e "fatti afferenti a un procedimento penale che ha visto imputato" anche il blogger, "procedimento iniziato nel 2015 e conclusosi nel 2017 con la sua assoluzione".
Quale processo?
Il riferimento è all'indagine che ha visto coinvolti lui e le giornaliste Guia Soncini e Selvaggia Lucarelli, accusati a vario titolo di aver carpito illecitamente segreti e immagini a personaggi dello spettacolo attraverso presunti accessi abusivi nei loro account di posta elettronica. In particolare, ai tre era imputato di aver rubato 191 foto scattate alla festa per i 32 anni di Elisabetta Canalis, all'epoca fidanzata di George Clooney, nella villa comasca della star di Hollywood. L’inchiesta era nata dalla denuncia presentata da Felice Rusconi, marito della showgirl Federica Fontana, che aveva realizzato gli scatti durante il party a Villa Oleandra. Le immagini, secondo l’accusa, erano state sottratte in modo fraudolento dalla mail della Fontana, con il tentativo successivo di rivenderle per 120mila euro a un settimanale. Nel luglio 2017, però, il giudice dell'undicesima sezione penale Stefano Corbetta ha assolto con formula piena i tre per il presunto tentativo di vendita e per il contestato trattamento illecito di dati personali. Per quanto riguarda invece i tre capi di imputazione contestati – accesso abusivo a sistema informatico (l'account di posta elettronica di Fontana), intercettazione illecita di comunicazioni e violazione di corrispondenza –, il capo d'accusa è stato riqualificato in rivelazione del contenuto di corrispondenza, con conseguente proscioglimento per "non doversi procedere" dovuto al fatto che quel tipo di reato necessita di querele di parte che né Canalis né Fontana hanno mai presentato.
L’incursione delle Iene
Nell'ambito di quella vicenda, nel settembre 2015 l'inviato delle Iene Luigi Pelazza, fingendosi un corriere, si intrufolò nel cortile dello stabile in cui viveva all'epoca Guia Soncini per intervistarla. Un blitz che la giornalista respinse in maniera risoluta, fino a chiamare le forze dell'ordine per segnalare l'accaduto. Per quell'incursione, il 17 febbraio 2021 Pelazza è stato condannato a due mesi di reclusione (convertiti in una multa di 15mila euro con pena sospesa) per violenza privata. Proprio a quella sentenza, che Pelazza disse ai tempi di voler impugnare in Appello e Cassazione, si riferiscono i servizi finiti nel mirino di Neri. Sì, perché in sostanza il blogger, come ricostruito nel provvedimento del Garante della privacy, ha inviato una diffida alle Iene per il servizio del 2 febbraio 2021, chiedendo l'immediata rimozione del "video diffamatorio", ritenendo che tirasse nuovamente in ballo "una serie di informazioni ormai del tutto superate dall'intervenuta sentenza di assoluzione (quella del 2017, ndr)" e invocando "un doveroso diritto all'oblio su una vicenda ormai passata e completamente diversa da come narrata nel servizio". Finita? No, perché Neri ha sostenuto che le Iene avrebbero ignorato la diffida, ripubblicando il video con l'indicazione "ecco il testo della sentenza del furto delle foto" a un link che però non conteneva alcuna sentenza bensì "nuovamente il video incriminato". E ancora: il successivo 23 febbraio, è andato in onda su Italia 1 (con uno share del 6,93%) un altro servizio "relativamente al procedimento penale a carico" di Neri, "pieno di falsità e omissioni". Conclusione: per l'autore di SanPa, che nel frattempo ha denunciato la trasmissione per diffamazione, le Iene avrebbero violato gli articoli 5 e 6 del Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali (riproposizione di "fatti risalenti al passato e definiti giudizialmente" con trattamento "contrario ai principi di liceità e correttezza") e l'articolo 17 sul diritto all'oblio.
La replica di Rti
I legali di Rti hanno sostenuto l'infondatezza delle tesi sia per la presunta violazione degli articoli 5 e 6 sia per quella dell'articolo 17, considerate la notorietà del reclamante - "a cui è dedicata una pagina di Wikipedia e, tra le altre cose, ha curato una nota docu-serie" dedicata alla comunità di San Patrignano) - e la circostanza "di aver lui stesso pubblicato la sentenza che lo riguarda sul suo blog e aver commentato sui social la vicenda (commento Twitter del 24 febbraio 2021)".
La decisione del Garante
Il provvedimento dell'Authority, le cui motivazioni (con nomi dei protagonisti rigorosamente sostituiti da "XX") sono state rese note nelle ultime ore, si concentra solo sul servizio del 23 febbraio 2021, l'unico che "la rete restituisce attraverso una ricerca effettuata a partite dal nome e cognome del reclamante". Un servizio che, a giudizio del Garante, "fornisce un quadro aggiornato dei fatti e del procedimento penale che ha interessato il reclamante, attingendo a un documento pubblico - la sentenza del Tribunale di Milano del 2017, pubblicata anche dal reclamante stesso -, nel quale sono riportate informazioni che rivestono in concreto un interesse generale, a prescindere dalla rilevanza penale o meno dei fatti ivi riportati". Il motivo? "Viene acclarato che il reclamante è entrato nella disponibilità di informazioni destinate a essere riservate, relative a personaggi appartenenti al mondo della politica o dello spettacolo (account, credenziali, password, estremi di documenti e di carte di credito, scambi di mail), grazie ad azioni di "hackeraggio" attribuite a terzi, e che alcune di esse - comprese quelle relative alla festa (di Canalis, ndr) - sono state altresì oggetto di comunicazione e di commento con altri soggetti (nello specifico le giornaliste coimputate nel medesimo procedimento)".
Il diritto di cronaca
E ancora: "La riproposizione da parte delle Iene, nel febbraio 2021, dei fatti oggetto del procedimento si collega necessariamente alla notizia della condanna emessa nei confronti dell'inviato (Pelazza, ndr), essendo quest'ultima conseguente alle azioni compiute dallo stesso al fine di acquisire notizie sui fatti sopra descritti". Conclusione: la ricostruzione di fatti e risultanze processuali "costituisce espressione del diritto di cronaca e di critica con riferimento alla sentenza di condanna emessa nei confronti dell'inviato del programma televisivo e ai fatti che ne costituiscono il presupposto, rispetto ai quali la menzione esplicita del reclamante, pur alla luce degli esiti processuali a lui favorevoli, costituisce elemento integrante dell'informazione, alla luce del principio di "essenzialità".