ANDREA GIANNI
Cronaca

Tragedia funivia del Mottarone, il Ministero contro il giudice: "Esclusi dalle indagini”

I tecnici della commissione d’inchiesta consegnano la relazione: "Partecipare ci avrebbe consentito di dare indicazioni agli altri impianti, così un rischio per tutti"

La cabina della funivia del Mottarone dopo lo schianto

Il disastro del Mottarone fu provocato, oltre alle cause dirette (mancati controlli sulla fine traente usurata che si è spezzata e la disattivazione del freno d’emergenza), anche da "cause sistemiche" come "l’assenza nella normativa di un obbligo di adozione, da parte delle società esercenti, di buone pratiche e di sistemi di gestione della sicurezza per l’esercizio e la manutenzione, commisurate alla propria realtà industriale".

La relazione finale della Direzione generale per le investigazioni ferroviarie e marittime (Digifema), organismo del ministero delle Infrastrutture e Trasporti, oltre a tirare le fila degli accertamenti condotti sull’incidente che il 23 maggio 2021 provocò la morte di 14 persone in gita sul monte affacciato sul lago Maggiore, evidenzia "difficoltà e problematiche riscontrate nel corso dell’indagine" aperta dopo la tragedia, in parallelo con quella della Procura di Verbania.

Difficoltà dovute, mettono nero su bianco il professore del Politecnico di Milano Roberto Maja e l’ingegnere Sergio Simeone nella relazione pubblicata ieri, anche alla decisione del giudice per le indagini preliminari di Verbania di non autorizzare la partecipazione degli investigatori ministeriali ai lunghi accertamenti svolti con la formula dell’incidente probatorio e sfociati in quelle perizie che sono la colonna portante per ricostruire cause, dinamica e responsabilità (rischiano il processo 6 persone e le società Leitner e Ferrovie del Mottarone). "Il diniego imposto dal gip del Tribunale di Verbania alla partecipazione della Commissione di indagine alle prove non ripetibili connesse all’incidente probatorio – è un duro passaggio della relazione – ha impedito alla stessa Commissione di proseguire con efficacia e nei tempi previsti la propria indagine vanificando l’obiettivo primario di determinare in modo tempestivo le cause dell’evento al fine di evitare il ripetersi dello stesso su altri impianti in servizio pubblico di trasporto".

Nella relazione, infatti, sono stilate una serie di "raccomandazioni" operative a tutte le aziende che si occupano di funivie. E vengono ripercorse quelle difficili "interazioni con l’autorità giudiziaria" - oltre a mancate risposte e documenti carenti o incompleti forniti dalle società coinvolte - che hanno portato a prorogare per due volte la consegna. La prima richiesta al gip di Verbania per partecipare all’incidente probatorio è stata presentata il 27 luglio 2021 e respinta due giorni dopo. Il successivo 2 agosto la Digifema ha invitato a "riconsiderare la richiesta per poter proseguire in maniera tempestiva l’indagine tecnica", ricevendo a stretto giro la conferma del diniego. Nel maggio 2022 una nuova richiesta di accedere a documenti utili per gli accertamenti, seguita da un "ulteriore diniego" Il 29 settembre dell’anno scorso, infine, il giudice ha autorizzato l’acquisizione di una copia della perizia già depositata nei giorni precedenti.

Ma non è l’unico intoppo, perché gli investigatori ministeriali a ottobre 2022 hanno ricevuto un rifiuto, questa volta dalla Procura, alla richiesta di poter analizzare parte del materiale sotto sequestro. Rifiuto motivato dal fatto che "l’autorizzazione poteva essere concessa soltanto dopo il termine delle udienze dell’incidente probatorio in corso". Lo scorso 14 febbraio l’ultimo "no", quando "con comunicazione telefonica il procuratore di Verbania informava la Commissione di indagine che perdurante il sequestro di tutto l’impianto non potevano essere svolti controlli e prove sugli attacchi a testa fusa delle cabine".