Stresa (Verbania) - Già tredici mesi prima del 23 maggio 2021, il giorno in cui la cabina numero 3 della funivia del Mottarone è precipitata causando la morte di 14 persone, sarebbe stato possibile osservare i segni del danneggiamento della fune traente. A spiegarlo, nel corso della settima udienza dell'incidente probatorio disposto per far luce sull'incidente, è stato Andrea Gruttadauria, docente di Metallurgia e materiali non metallici e Tecnologie metallurgiche al Politecnico di Milano, intervenuto in aula come consulente, nominato dall'avvocato Marcello Perillo, per conto di Gabriele Tadini, il caposervizio della funivia.
«Almeno un anno prima del cedimento si poteva vedere che stava succedendo qualcosa», ha sostenuto Gruttadauria, che per giungere alle sue conclusioni si è basato sull'analisi della propagazione della cosiddetta cricca, la crepa che prelude alla rottura, osservando cioè il modo in cui si è sviluppata la frattura della fune. È la prima volta che viene fornita una stima temporale di quando la fune traente dell'impianto avrebbe cominciato a danneggiarsi: nella perizia, i tecnici guidati dal professor Antonello De Luca si erano limitati a scrivere che «il numero di giornate che occorrono per pervenire dalla rottura dei primi fili al collasso della fune ricade nell'intervallo compreso fra i 21 giorni ed i 5 anni».
Intanto emergono le prime stime di quelli che potrebbero essere i risarcimenti destinati alle parti civili: potrebbe aggirarsi intorno ai 25 milioni di euro, una cifra da suddividere tra i famigliari delle 14 vittime. Di questi, 10 milioni potrebbero venire messi a disposizione da Reale Mutua, che assicurava Funivie del Mottarone. L'incidente probatorio proseguirà domani con l'ottava, e con ogni probabilità ultima, udienza.
In programma gli interventi del professor Nello Balossino (consulente dell'avvocato Alberto Mittone, che rappresenta Leitner), dell'ingegner Carlo Fuselli (consulente degli avvocati Gualtiero Costa e Raffaella Zucchetti, che rappresentano Alessandro Rossi e Davide Moschitti della ditta torinese Sateco, che si occuparono dei controlli magneto-induttivi sulla fune nel 2019 e nel 2020), dell'ingegnere Michele Ferrazzano e del professore Marco Giglio (consulenti dell'avvocato Pasquale Pantano, che rappresenta Luigi Nerini, amministratore della società che gestiva l'impianto, la Funivie del Mottarone).
Al termine dell'incidente probatorio toccherà alla Procura tirare le fila, magari apportando anche alcuni ritocchi al registro degli indagati, per poi chiudere l'inchiesta. Al momento gli indagati sono 14, tra cui due società: Funivie del Mottarone e l'altoatesina Leitner, incaricata della manutenzione.