"Quando è uscito ’Mulan’, il film Disney, mia madre mi ha portata al cinema a Cremona e mi ha detto: ‘Non c’è differenza tra uomo e donna, ti farai valere nel mondo come Mulan, eroina e guerriera’. Non l’ho mai dimenticato". Affonda le radici in un ricordo d’infanzia l’avventura imprenditoriale di Giada Zhang che, all’età di 27 anni, è a capo di Mulan Group, azienda che produce piatti di gastronomia asiatica freschi e surgelati made in Italy distribuiti in circa 10mila punti vendita in Europa. La sua è anche una battaglia contro pregiudizi e barriere, nel Paese dove ha scelto di creare un’impresa (lo stabilimento, per coincidenza, si trova in via delle Pari opportunità a Cremona) con in tasca una laurea in Bocconi ed esperienze in Cina, Stati Uniti e Uk. "Sono rientrata per cercare di dare valore al mio Paese – spiega – cioè l’Italia".
Come è nata l’idea alla base di Mulan?
"I miei genitori avevano un ristorante cinese a Cremona. Ho sempre pensato che il cibo unisce, rompe le barriere. A un certo punto abbiamo avuto l’idea di bussare alla porta di un supermercato e abbiamo chiesto: “Accanto alle vostre lasagne, non vorreste vendere anche involtini primavera?”. Ci hanno concesso uno spazio, come prova. Dalla cucina del nostro ristorante abbiamo sfornato gli involtini e dopo un paio d’ore c’era la fila per comprarli. Siamo partiti da lì, e oggi raggiungiamo 10mila punti vendita. La formula si è rivelata vincente: cucina cinese, con ingredienti italiani".
Quali sono i vostri obiettivi di crescita?
"La crescita non si misura solo con il numero di piatti venduti, ma soprattutto con quanta conoscenza e cultura creiamo. Sforniamo circa otto milioni di involtini all’anno, decine di milioni di ravioli. Siamo già presenti in tutte le regioni d’Italia, il nostro obiettivo è toccare tutti i supermercati nel nostro Paese ed espanderci all’estero. Essere un polo di riferimento per la cucina asiatica. Ora lavoriamo con Germania, Svizzera, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca e Malta. Vorremmo puntare su Paesi come Francia, Spagna e Regno Unito".
Lei ha scritto anche un libro (“In cucina con Mulan”, Mondadori).
"Ho pensato che in Italia non c’era un vero libro di cucina cinese, e ne ho creato uno con l’aiuto di nonna e mamma. Abbiamo aperto una collaborazione con “Giallo zafferano” sulle videoricette, lo chef Massimo Bottura ha sposato la nostra idea scrivendo la prefazione".
Il suo piatto preferito?
"Tutte le declinazioni di dim sum, i nostri ravioli. Li mangerei a colazione, pranzo e cena".
Quali barriere ha incontrato come giovane imprenditrice ?
"Le ho incontrate in passato e le incontro ancora, per il fatto di essere giovane, donna e con gli occhi a mandorla. Il diverso fa paura perché non si conosce, e ogni giorno è una sfida contro i pregiudizi. Quando mi capita di arrivare in una sala riunioni dove ci sono solo uomini penso: “Qualunque cosa dirò sarà indimenticabile”. In Italia ci sono ancora tantissime barriere, per fortuna ci sono anche persone illuminate".
Come state affrontando la crisi energetica?
"Questa è una delle crisi di mercato più grandi degli ultimi anni, e anche chi ha vissuto quella del 2008 è poco ottimista. L’importante è innovare, perché le aziende che si siedono sugli allori fra due o tre anni potrebbero sparire. La parola crisi, in cinese, è formata da due lettere: la prima è “pericolo”, la seconda “opportunità”. Bisogna difenderci dal pericolo ma sfruttare l’opportunità per innovare".
Che cosa hanno rappresentato, per la vostra attività, gli anni della pandemia?
"Hanno creato sia un pericolo in termini di calo del fatturato sia una opportunità, perché abbiamo aperto il canale di e-commerce che ora pesa per l’11% sul totale delle nostre vendite. Ne siamo usciti come una realtà solida, con una sessantina di dipendenti con età media 35 anni, con una decina di culture e origini diverse".