
Gianmarco Bellini
Ghedi (Brescia), 24 agosto 2022 - È tornato qui, a due passi dalla base che ha comandato e dove ancora sono operativi quei Tornado che tanto hanno significato per la sua carriera, non solo perché, 31 anni fa, a bordo di uno di quegli aerei fu abbattuto e catturato dagli iracheni durante la prima guerra del Golfo. Era lui, il generale pilota dell’Aeronautica Gianmarco Bellini, allora maggiore, al comando del caccia la notte fra il 17 e il 18 gennaio del 1991. L’ufficiale, ormai a riposo, è Veronese ma è legatissimo a Brescia. Vive negli Usa, lavora come pilota di linea ed è console onorario d’Italia in Virginia e North Carolina. In Italia è presidente onorario del Club 124 Frecce Tricolori di Montichiari. È mentre visita il Museo del Ricordo di Adro che si racconta, ricordando come "queste collezioni dedicate alle guerre servono a non dimenticare il passato e comprendere meglio il presente".
Che cosa accadde durante la Guerra del Golfo nel 1991 quando la vedemmo con addosso la tuta gialla dei prigionieri di guerra?
"Per l’Italia il 15 gennaio 1991 rappresenta la prima partecipazione a un conflitto dopo la seconda Guerra mondiale. Stavo attaccando un deposito di munizioni iracheno quando sono stato abbattuto e fatto prigioniero col mio navigatore Maurizio Cocciolone. Ci siamo salvati eiettandoci. La prigionia è stata molto dura. Saddam Hussein non rispettava le convenzioni di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra. Per fortuna il conflitto è durato solo 45 giorni. Noi siamo stati scambiati con altri prigionieri iracheni. Siamo stai portati in Arabia Saudita dalla Croce Rossa Internazionale, dove ci siamo ricongiunti con i nostri compagni".
Quale fu la chiave del successo da parte della coalizione che si mosse contro Saddam Hussein?
"La guerra del Golfo è l’esempio classico di quanto il potere aereo nel passato fosse importante. Ora questo non sempre accade, perché le guerre non sono convenzionali e sono spesso asimmetriche. Gli attacchi sono portati a termine da forze non regolari. Nel ’91 ritengo si sia svolta l’ultima guerra come la conoscevamo".
Qual è la sua opinione sul conflitto tra Russia e Ucraina?
"È una guerra completamente diversa dalle precedenti. Credo che siamo in un momento di stallo. Non sono sicuro di quali siano gli obiettivi raggiunti da Putin, perché di sicuro alcuni li ha raggiunti. Non so se abbia concluso la sua campagna e ora sia in una fase di attesa o se ancora manchi qualcosa. È una situazione estremamente difficile da giudicare. Di certo c’è qualcosa che sta avvenendo e che noi in questo momento non possiamo percepire".
Lei ha pilotato i Tornado che saranno celebrati a Ghedi il prossimo 8 settembre con un evento per i quarant’anni del loro arrivo. Che aerei sono?
"Il Tornado è stata una macchina da guerra importante per l’Aeronautica Militare sia per la Nato. In questo nuovo periodo storico è diventata obsoleta poiché le attività di bassa quota non si fanno quasi più. Presto a Ghedi arriveranno gli F35".
Cosa ne pensa?
"È il velivolo più moderno che abbiamo. Sarà di grande prestigio, soprattutto per il pilota, che sarà anche ingegnere".