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Milano, 15 ottobre 2018 - Il giro d'Italia in mare, a bordo di un catamarano da spiaggia. L’idea è venuta a due giovani fratelli milanesi, Giacomo e Francesco Galimberti, che quest’estate, per 54 giorni, hanno circumnavigato lo Stivale: 1.500 miglia in varie tappe, raccontate sul loro profilo Facebook. L’unica tecnologia consentita a bordo: cellulare e geolocalizzatore satellitare. Niente motore. Si muovevano con la vela, remando spesso a prua sul loro Hobie Cat 16. Non si sono concessi ristoranti o l’albergo, dopo 12 ore di navigazione al giorno. Solo barrette e cibo liofilizzato. E riposo di notte sulla spiaggia, sotto le stelle. Perché l’avventura dev’essere spartana. «Ma regala emozioni vere. È stato il viaggio più bello della mia vita», assicura Giacomo, 21 anni e studente di fisica alla Statale di Milano. Entrambi velisti esperti, da piccoli i fratelli viaggiavano in barca coi genitori e poi, col tempo, si sono appassionati alla vela. «Erano due anni che pensavamo di fare un’esperienza simile», aggiunge Francesco, designer d’auto a Torino che, coi suoi 22 anni, è il maggiore. A rendere possibile il «sogno folle» un regalo: quello del catamarano da spiaggia. «Abbiamo scoperto che un ragazzo, Matteo, era disposto a cedere gratis la sua imbarcazione purché tornasse in acqua. Nel 2002, con quel natante lui aveva fatto il tour d’Italia con il padre che è poi scomparso». Il catamarano era messo male: «In totale per il viaggio abbiamo speso 2.500 euro. Quasi tutti questi soldi sono partiti per le riparazioni, spesso fatte da noi. Il trampolino, su cui si sta seduti, lo abbiamo ricavato dal telo di un camion». La partenza il 19 luglio a Ventimiglia. Ma le cose non sono andate come previsto: «Ci abbiamo messo cinque giorni solo per oltrepassare la Liguria. Il vento arrivava in faccia. Bisognava navigare di bolina», ossia con una rotta a zig zag. Facendo così solo 15 miglia giornaliere invece che 50. «Per fortuna in Toscana avevamo vento a favore». A Porto Ercole, in provincia di Grosseto, scoprono una spiaggia incontaminata: «C’era il tramonto, il profumo della pineta e il silenzio. A chi mi chiede perché ho voluto fare questa traversata vorrei spiegarglielo portandolo lì», dice Giacomo. Per raggiungere Terracina, nel Lazio, hanno navigato in notturna: «Trentasei ore di navigazione ininterrotta per percorrere 130 miglia. Era il 28 luglio, il giorno dopo l’eclissi, e c’era la luna piena. Ci alternavamo al timone ogni 2 ore, mentre l’altro riposava». Fra i momenti più drammatici il 10 agosto, con la scuffia allo stretto di Messina dove gli antichi immaginavano che vivessero i mostri marini Scilla e Cariddi: «Siamo finiti in mare dopo il rovesciamento dell’imbarcazione a causa di un vento fortissimo. Ci abbiamo messo 40 minuti per rimetterla dritta. E meno male che abbiamo saputo solo dopo che in quel tratto c’erano gli squali bianchi…». In Calabria, al golfo di Sibari, la natura ha rivelato il suo volto dolce: «Una ventina di delfini ci hanno scortato per un lungo tratto. Indimenticabile», l’emozione di Francesco. A fine agosto, in Puglia, si sono presi la grandine ma giunti a Venezia hanno avuto un «ingresso trionfale». L’itinerario si è concluso il 10 settembre a Trieste. E venerdì, dalle 19.30, i fratelli Galimberti si racconteranno ai loro fan, all’associazione Marinai d’Italia, in viale Gorizia, nella loro Milano.