
Il nuovo governo Draghi
Roma, 13 febbraio 2021 - "Mi aspetto la massima collaborazione", perché una "missione" importante attende il Governo, quella di "mettere in sicurezza il Paese". Per centrare l'obiettivo, bisogna andare "avanti uniti", perché "i bisogni dell'Italia vengono prima di interessi di parte". Lo ha detto il premier Mario Draghi rivolgendosi ai ministri durante la prima riunione del Consiglio dei Ministri, che come da tradizione ha fatto seguito alla cerimonia di giuramento. Il neo presidente del Consiglio ha anche indicato le priorità, che sono la lotta alla pandemia, i vaccini e la difesa del lavoro, assicurando che l'azione del governo sarà "fortemente ambientalista". La seduta, riferisce un ministro, si è svolta in un "clima abbastanza disteso", pur "consapevoli della difficoltà" e del fatto che "proveniamo da esperienze e convinzioni anche molto diverse".
La giornata di Draghi
Alle 11 al Quirinale è andato in scena il giuramento davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Debutto per i 23 nuovi ministri: 8 i tecnici e quindici i nomi che rappresentano i partiti. Con le firme di premier e ministri l'esecutivo è diventato pienamente operativo. Come da prassi il primo a giurare è stato il presidente del Consiglio, con la formula "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione". A seguire i ministri senza portafoglio e quelli con portafoglio per "anzianità di ministero". Draghi è ora ufficialmente il premier del 67mo governo dell'Italia

Successivamente, come detto, primo cdm del governo nuovo (ma senza il suono della campanella, per scelta di Draghi) e il primo atto formale: l'insediamento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. Conte ha invece lasciato palazzo Chigi con gli onori militari. I dipendenti della Presidenza del Consiglio hanno tributato a Conte un lungo applauso dalle finestre che si affacciano sul cortile del palazzo. L'ex premier ha salutato commosso e ha lasciato palazzo Chigi mano nella mano con la sua compagna Olivia Paladino.
Il giuramento (nell'era Covid)
Questa mattina al Quirinale il tradizionale protocollo della cerimonia è stato modificato per garantire il rispetto delle norme anti-Covid. Ministri nel Salone delle feste ma non nella solita tribunetta, seduti invece a distanza e naturalmente tutti con mascherina. Impossibile la presenza di familiari e parenti e ovviamente di giornalisti, fotografi e cameramen, con la possibilità di seguire la cerimonia in streaming. Prima del giuramento i ministri hanno conversato tra loro nel salone delle feste del Quirinale. Giancarlo Giorgetti, Luigi Di Maio e Stafano Patuanelli - a debita distanza l'uno dall'altro - hanno parlato per alcuni minuti, così come Vittorio Colao con Luciana Lamorgese, mentre Mara Carfagna ha scambiato opinioni poco lontano con Andrea Orlando che poi si è avvicinato a Lorenzo Guerini e a Roberto Speranza. Le telecamere ammesse hanno inquadrato volti distesi, anche se coperti dalle mascherine di protezione. Nuova anche la 'scenografia', dettata dalle norme di sicurezza. Sono sparite le due lunghe file di sedie riservate ai ministri, solitamente sistemate lungo il lato lungo della sala. Le poltrone sono state sistemate al centro del salone, a una notevole distanza l'una dall'altra. Il rispetto delle norme anti-pandemia ha introdotto altre novità: la squadra del neopremier ha firmato usando ciascuno una penna diversa, cambiata di volta in volta dai messi nel salone delle Feste del Quirinale. Distanziamento

La squadra di Draghi: chi sono i ministri
Otto le donne (3 tecniche e 5 politiche): Cartabia, Lamorgese, Messa, Gelmini, Carfagna, Dadone, Bonetti, Stefani. Quindici gli uomini (5 tecnici, 10 politici): Franco, Colao, Giovannini, Cingolani, Bianchi, Di Maio, Speranza, Franceschini, Guerini, Orlando, D'Incà, Giorgetti, Patuanelli, Brunetta, Garavaglia. Elevata l'età media: 55 anni. Mentre dei 23 ministri del governo Draghi, 17 avevano già ricoperto dicasteri in precedenti governi, 7 sono gli esordienti. Rappresentate tutte le forze politiche della nuova maggioranza (ma non Azione-+Europa). Quattro ministri al M5s (Di Maio, Dadone, Patuanelli, D'Incà). Tre ministri al Pd (Franceschini, Orlando, Guerini), espressione delle 3 componenti dem che hanno eletto Zingaretti. Tutti uomini, così come il ministro Leu Speranza. Va meglio per la rappresentanza di genere in Forza Italia: 2 donne (Gelmini e Carfagna) e 1 uomo, (Brunetta), tutti già ministri nei governi Berlusconi. Donna anche l'unica ministro di Iv (Bonetti). La Lega ha tre ministri: il 'pesante' Giorgetti al Mise, Garavaglia e Stefani. Tra gli otto tecnici 3 donne (Cartabia, Lamorgese e Messa) e 5 uomini (Franco, Cingolani, Colao, Giovannini, Bianchi). Interessanti le novità. A spendere il 37 per cento dei 209 miliardi del Recovery Found, nel ministero nuovo di zecca della Transizione Ecologica fortemente voluto da Beppe Grillo e da M5s, Draghi ha chiamato il fisico Roberto Cingolani, responsabile dell'Innovazione tecnologica di Leonardo, dal 2005 al 2019 direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Alla Innocazione tecnologica Vittorio Colao. Una novità anche i ministeri del Turismo e della Disabilità, per i leghisti Garavaglia e Stefani.
Nei dicasteri chiave del suo governo Draghi ha scelto quattro uomini e due donne. Al Mef Daniele Franco, bellunese, esperto di finanza pubblica, direttore generale di Bankitalia, fedelissimo e braccio destro di Draghi. Tre conferme agli Esteri, alla Difesa, alla Salute, con il M5S Luigi Di Maio, il Pd Lorenzo Guerini , il Leu Roberto Speranza. Confermata anche Luciana Lamorgese agli Interni mentre la new entry è Marta Cartabia alla Giustizia: costituzionalista, giurista, accademica, appassionata di sci fuori pista, ha infranto il soffitto di cristallo diventando la prima presidente donna della Corte Costituzionale. La continuità che aveva chiesto il Quirinale trova espressione anche nella conferma del Pd Dario Franceschini alla Cultura e del 5 stelle Federico D'Incà, nel delicato

I primi impegni
Espletati i passaggi istituzionali che non riserveranno sorprese si entrerà nel vivo del lavoro. I dossier sono noti: l'emergenza sanitaria, economica e sociale che attraversa il Paese e il Recovery plan che rappresenta la via di uscita dalla crisi. Poi la giustizia, le politiche ambientali strettamente correlate al rilancio economico di cui dovrà occuparsi il nuovo ministero alla transizione ecologica e l'innovazione tencologica di cui dovrà occuparsi in prima persona il ministro-manager Vittorio Colao.