
Marco Granelli, assessore comunale alla Mobilità e ai Lavori Pubblici
Milano - Enrico Giovannini, ministro alle Infrastrutture e alle Mobilità Sostenibili, ha dichiarato che i fondi per sostenere la misura ci sono e sono consistenti. Per Marco Granelli, però, non basta: "Resta irrisolto il problema normativo, non meno importante rispetto a quello economico", sottolinea l’assessore comunale alla Mobilità, nonché coordinatore degli assessori alla Mobilità di Anci. Anche Claudia Terzi, assessore regionale ai Trasporti, è sulla stessa linea di Granelli, fatto non usuale: "I controllori delle aziende del trasporto pubblico non sono pubblici ufficiali". Già, a dividere il ministro dagli assessori di Palazzo Marino e Palazzo Lombardia è proprio la misura che prevede di affidare ai vettori del trasporto locale e ai loro controllori il compito di verificare l’uso della mascherina e il rispetto del divieto di assembramento da parte dei passeggeri sui mezzi pubblici. Compiti ai quali si aggiunge, nel caso dei trasporti interregionali, anche il controllo del green pass, necessario per poter viaggiare sul lungo e medio raggio. Misure incluse nelle linee guida sulla riorganizzazione dei trasporti in vista della ripresa di settembre, illustrate ieri alle Regioni dallo stesso Giovannini.
Assessore Granelli, perché non la convince l’idea di affidare ad Atm e ai controllori Atm il controllo dei protocolli anti-Covid? "Noi, come Comune e come Anci, abbiamo chiesto che fossero rimessi in servizio i controllori e e che si tornasse alla verifica dei titoli di viaggio a bordo dei mezzi pubblici, dopo la sospensione decisa nella fase più acuta della pandemia. Lo abbiamo chiesto per un tema di giustizia, di equità e anche di sostenibilità economica. E siamo convinti che i controllori, oltre a verificare il possesso dei titoli di viaggio da parte dei passeggeri, possano e debbano svolgere anche una funzione informativa nei confronti dei passeggeri, una funzione di sollecito o di moral suasion perché questi rispettino le norme anti-Covid. Tutte nfunzioni che il personale Atm in questi mesi ha già svolto. Un altro conto è, invece, affidare ai controllori veri e propri compiti di controllo sull’osservanza delle misure anti-Covid: questo pone un problema normativo perché nel nostro ordinamento tali compiti spettano alle forze dell’ordine. Il tema delle competenze previste dal contratto di lavoro e quello della possibilità concreta di comminare sanzioni che abbiano una validità anche per infrazioni diverse dal mancato acquisto del titolo di viaggio stanno entrambi dentro il problema normativo. Accanto a questo c’è, poi, un problema di sostenibilità economica della misura da parte della aziende del trasporto pubblico".
A proposito di questo, il ministro Giovannini mercoledì ha dichiarato che i soldi ci sono: 618 milioni di euro solo per il secondo semestre dell’anno e solo per servizi aggiuntivi. "Ma l’aspetto normativo e quello economico non sono separati. Chiarire il primo aspetto è fondamentale per organizzarsi relativamente al secondo".
Ancora a proposito di fondi, lei nel corso dell’audizione alla Commissione Trasporti della Camera, ha detto, al di là di quelli straordinari, bisogna aumentare i trasferimenti ordinari al trasporto pubblico locale, quelli utili alla gestione corrente. Di quanto e perché? "Oggi il fondo nazionale del trasporto pubblico vale circa 4 miliardi di euro. Per far funzionare bus, tram e metropolitane e per incrementarne il chilometraggio andando incontro al bisogno di mobilità pubblica presente nel Paese ne servirebbe almeno uno in più. E occorre rivedere anche le modalità di distribuzione del fondo: ho chiesto, anche a nome di Anci, che le grandi aree metropolitane ricevano le risorse direttamente dal Governo senza dover passare dalle Regioni che, a loro volta, li redistribuiscono secondo i loro criteri, a volte non coerenti con le necessità e le dinamiche delle grandi aree urbane. Investire di più e meglio sul trasporto pubblico è cruciale per poter realizzaere la svolta imposta dall’agenda globale".
Quanto alla redistribuzione dei fondi del trasporto pubblico, Regione Lombardia ha fatto sapere che spetta al Comune dare all’Agenzia di bacino i 2 milioni di euro che mancano rispetto all’anno scorso ed evitare, così, tagli ai bus dei pendolari nell’hinterland milanese e nella provincia di Monza. Questo prevede un atto approvato nel 2019 dalla stessa Agenzia. Provvederete? "Innanzitutto chiariamo che quei 2 milioni di euro mancano all’appello a causa dei criteri di ripartizione del fondo approvati dalla Regione nel 2017, criteri che finiscono con l’essere più funzionali per le aree vaste o per le aree montane che per le grandi aree urbane. Non è un caso che a perderci siano proprio l’area metropolitana di Milano e la provincia di Monza, le due aree che da sole valgono mezza Lombardia, quanto a volumi della mobilità pubblica. E questo è paradossale: la Regione, anziché agevolarle, penalizza le aree in cui si usano di più i mezzi pubblici e in cui i cittadini partecipano in misura maggiore alla copertura dei costi del servizio. Sul provvedimento che ha introdotto quei criteri di ripartizione pende un ricorso e nell’attesa che si esprimano i giudici, parla lo Statuto dell’Agenzia, che individua nella Regione l’istituzione competente sul tema fondi, non il Comune di Milano".
Trasporto pubblico a parte, la Giunta sta proseguendo l’opera di ripensamento della viabilità cittadina – dalla Ztl in Ascanio Sforza alla ciclabile di corso Buenos Aires - sebbene siano interventi particolarmente sensibili sotto elezioni. "Noi abbiamo un’idea precisa di città e una visione chiara di come la città può crescere. I nostri avversari politici invece sembrano avere come unica preoccupazione quella di di non-fare, di restare immobili, di difendere lo status quo. Ma chi non cambia, chi non evolve, resta indietro e non sopravvive".