DANIELE DE SALVO
Cronaca

Dal Golfo Persico al Mar Rosso in handbike, il bergamasco Matteo Parsani e i 3mila chilometri "per superare la disabilità"

Il professore, finito in sedia a rotelle dopo un incidente in moto, sarà costantemente monitorato. "Lo faccio per dare speranza a bambini disabili”

Più di tremila chilometri in un solo mese in handbike, 500 dei quali in mezzo al deserto, da est a ovest della penisola dell’Arabia Saudita, dal Golfo Persico al Mar Rosso. Sarà un’impresa sportiva ma soprattutto scientifica eccezionale, in condizioni e ambienti proibitivi, dove si passa dagli 0 ai 40 gradi, le piogge si trasformano in alluvioni e bisogna guardarsi le spalle pure dai babbuini.

La compirà Matteo Parsani, professore bergamasco di 43 anni che, dopo aver girato il mondo e aver lavorato anche alla Nasa, è ora docente di Matematica applicata e Scienze computazionali al Kaust, la King Abdullah University of Science and Technology in Arabia Saudita.

Matteo Parsani, professore 43enne pronto per l'impresa in handbike
Matteo Parsani, professore 43enne pronto per l'impresa in handbike

Matteo, che collabora inoltre con gli ingegneri della McLaren per l’aerodinamica dei bolidi della F1 e conduce studi sulla dinamica dei fluidi su Marte che potrebbero aver risvolti sulle terapie anti-tumorali, nel 2017 ha avuto un brutto incidente in moto, in seguito al quale ha riportato una lesione midollare parziale che lo costringe in sedia a rotelle. Ma non si è mai arreso: partirà il 17 dicembre e arriverà il 16 gennaio.

"Doveva essere solo una sfida con me stesso – racconta Matteo, che ieri ha presentato il suo progetto al campus del Polo di Lecco del Politecnico di Milano –. Durante un giro in handbike ho però incontrato dei bambini che mi hanno dato, letteralmente, “dell’handicappato“. Mi sono arrabbiato, ho chiesto di utilizzare termini più rispettosi e una bimba è scoppiata a piangere. Ho temuto fosse per colpa mia, invece mi ha confidato di aver perso i genitori in un incidente, mentre sua sorella era rimasta in sedia a rotelle, come me. Ho capito che dovevo farlo anche per lei, per sua sorella, per dare speranza e regalare determinazione a bambini disabili".

I 1.200 km previsti sono così diventati 3.028, e al progetto tra quattro amici si sono uniti i suoi colleghi e il professor Franco Molteni, direttore clinico del Centro di riabilitazione Villa Beretta di Costa Masnaga e dell’istituto di ricerca e innovazione collegato. Matteo sarà infatti una sorta di laboratorio viaggiante per raccogliere e trasmettere in tempo reale dati che consentiranno di realizzare strumenti e percorsi di riabilitazione innovativi per tutti.

Tramite una maglietta e un caschetto, indosserà decine di sensori di ultima generazione realizzati dai suoi colleghi che monitoreranno i suoi parametri biologici: segnali elettrocardiaci, temperatura, potassio, sodio, respirazione, sudorazione, dopamina... "Quella di Matteo è un’impresa umana straordinaria e scientificamente rilevante - spiega Franco Molteni -. Abbiamo la possibilità di monitorare la risposta all’esercizio del fisico di una persona che ha avuto una lesione midollare per capire come il corpo risponde a diverse sollecitazioni ambientali".

L’esercizio è infatti il farmaco più efficace e comprendere quale, come sia meglio e con quali nuovi supporti e interazioni svolgerlo è la terapia più adeguata. E di esercizio Matteo per andare da est a ovest ne fa tanto: "Tutti i giorni mi sveglio alle 3 per percorrere 80 chilometri in handbike, poi torno a casa dai miei due figli di 6 e 11 anni, li accompagno a scuola e dopo vado in piscina per nuotare per 2.200 metri". "Non si molla! Mai! Matteo ne è l’esempio", sottolinea Gianluca Setti, rettore del Kaust, pure lui italiano come altri 169 che lavorano nell’università che dirige.

"Matteo ci insegna che non esiste la disabilità, ma abilità diverse – lo ringrazia l’assessore lombardo allo Sport Lara Magoni, che ha nominato Matteo ambassador di Regione Lombardia -. E dimostra che l’importante non è vincere, ma far battere forte i cuori di tutti".