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In Lombardia c’è un morto sul lavoro ogni due giorni: “Va istituito un reato di omicidio per questi casi”

I settori più pericolosi sono agricoltura, trasporti ed edilizia. La regione ha il numero più alto di vittime, ma non in rapporto alla popolazione: cosa dicono i dati

Una buona parte degli incidenti e dei morti sul lavoro avviene nei cantieri edili (foto di repertorio)

Abdul Ruman aveva 25 anni e si era appena sposato. Il primo giorno di lavoro in una nuova ditta milanese è stato anche l’ultimo della sua vita, schiacciata a fine maggio dal peso di macchinario macchinario per tagliare e assemblare accessori di pelletteria. Abdul è lui la più giovane delle vittime del lavoro in Lombardia nel 2023.

La regione – la più popolosa d’Italia – detiene anche quest’anno il numero più altro di morti sul lavoro in Italia: 185. Circa uno ogni due giorni. È quanto emerge dal rapporto pubblicato dal Centro studi del sindacato Confederazione unitaria di base sulla base dei dati dell’Inail e dell’Osservatorio nazionale morti sul lavoro di Bologna e di Mestre. 

La classifica regionale

Il dato può sembrare molto alto, ma la Lombardia è il territorio più popoloso a livello nazionale. Se confrontiamo le vittime in rapporto al numero di abitanti emerge che in realtà che la Lombardia, a parte il Lazio, è la regione con meno morti. Questo tipo di calcolo non racconta esaustivamente la questione, ma aiuta a dare una misura più corretta ai numeri.

Utilizzando lo stesso indicatore, si vede che le regioni in cui avvengono più decessi sul lavoro in rapporto alla popolazione sono la Calabria, la Valle d’Aosta, l’Abruzzo e il Molise.

Per contrastare il fenomeno Walter Montagnoli, della segreteria nazionale Cub, ribadisce la richiesta che a livello legislativo venga istituito il “reato di omicidio sul lavoro” per i titolari e i responsabili delle aziende che non ottemperano al rispetto delle regole e normative sulla sicurezza.

I numeri assoluti in Italia

A livello nazionale, nel 2023 sono morte sul lavoro 1.485 persone, equivalenti a quasi 30 decessi a settimana e poco meno di quattro al giorno di media. In particolare, 900 vittime sono morte sul luogo di lavoro, mentre le altre 585 hanno perso la vita in viaggio (dovuto alla professione, per esempio gli autotrasportatori) o andando o tornando dal luogo di impiego.

Guardando ai numeri assoluti, comunque, il maggior numero di vittime si registra in Lombardia (185 morti), seguita da Veneto (142), Campania (123), Sicilia (109), Emilia-Romagna (112), Piemonte (101), Lazio (97), Puglia (95), Toscana (87), Calabria (86), Marche (48), Abruzzo (48), Friuli (39), Sardegna (42), Trentino Alto Adige (33), Liguria (32), Umbria (27), Basilicata (14), Molise (10), Valle d'Aosta (5).

I lavori dove si muore di più

I settori lavorativi in cui più alto è il rischio per i lavoratori rimangono quelli dell'agricoltura, dei trasporti e dell'edilizia: 162 gli schiacciati dal trattore 117 morti gli autotrasportatori, altrettanti morti tra gli automobilisti e i passeggeri (non inseriti tra i morti sul lavoro). Spesso gli incidenti sono provocati da stanchezza e malori alla guida.

Sono 95 gli operai, impiegati, agricoltori, braccianti morti per malori sui luoghi di lavoro. “In luglio e agosto per il caldo i deceduti per infortuni sul lavoro sono stati moltissimi soprattutto nei cantieri", è affermato dal sindacato. Sono 59 le persone che hanno perso la vita in infortuni domestici e 34 i taglialegna travolti e uccisi dall'albero che tagliavano.