Verbania, 10 ottobre 2024 – Si ricomincia. L'udienza preliminare per l'incidente della funivia del Mottarone, in cui tre anni e mezzo fa morirono 14 persone, dovrà essere celebrata di nuovo da capo. Oggi, nel corso dell'udienza, il gup Rosa Maria Fornelli non ha revocato la propria ordinanza e ha restituito il fascicolo al procuratore Olimpia Bossi e al pm Laura Carrera.
Prima dell'estate era attesa la decisione del giudice sulla richiesta di rinvio a giudizio degli imputati da parte della Procura di Verbania. Il giudice ha anche rigettato le eccezioni sollevate dalle difese. A questo punto, il procedimento per l'incidente nell'impianto funiviario di Stresa, avvenuto il 23 maggio del 2021, dovrebbe tornare indietro alla fase della chiusura delle indagini e di una nuova richiesta di rinvio a giudizio, con la fissazione di una seconda udienza preliminare.
La prima udienza preliminare si era aperta il 17 gennaio: dieci mesi più tardi, dopo due ore in camera di consiglio, oggi la giudice Fornelli ha deciso di restituire gli atti alla procura. Una regressione nel processo attesa, dopo che nelle scorse udienze in tribunale a Verbania era andato in scena uno scontro sulla formulazione delle ipotesi di reato, con i pm che si erano opposti alla richiesta formulata dal gup di modificare i capi d'imputazione escludendo le aggravanti dell'antinfortunistica e la sussistenza dei reati dolosi.
Il 18 giugno, la procura di Verbania aveva chiesto sette rinvii a giudizio: per Luigi Nerini, il titolare della società che gestiva l'impianto di risalita di Stresa, per l'allora caposervizio Gabriele Tadini, per il direttore d'esercizio Enrico Perocchio, per Martin Leitner, vicepresidente di Leitner, per Peter Rabanser, responsabile del customer service, e per le due società Ferrovie del Mottarone e Leitner. Nei confronti del presidente del cda di Leitner, Anton Seeber, aveva invece avanzato richiesta di proscioglimento per mancanza di elementi, non avendo lo stesso le deleghe societarie sugli impianti a fune.
Un mese più tardi, il 23 luglio, anziché decidere sulle richieste formulate dalla procura, la gup aveva chiesto ai pm di modificare i capi d'imputazione, richiesta alla quale, nell'udienza del 12 settembre, la procura si è opposta, sostenendo che il giudice dell'udienza preliminare non abbia “il dominio incontrastato” sulla “qualificazione giuridica dei fatti (...) che comporti una riduzione delle constatazioni” e che non abbia poteri tali “da comportare situazioni in cui in cui il pubblico ministero, al fine di evitare la restituzione degli atti e la regressione del procedimento, si trovi, di fatto, costretto a stravolgere l'impianto accusatorio”.
Legale di Tadini: “Decisione giusta”
“Sono convinto che il giudice abbia preso una decisione assolutamente giusta”, ha commentato l'avvocato Marcello Perillo, legale di Gabriele Tadini, il capotecnico che ha confessato di aver utilizzato i "forchettoni" nell'impianto frenante di emergenza. “Il Gup - ha spiegato Perillo - ha colto le doglianze delle difese sulla formulazione dei capi di imputazione e ha chiesto di rimodularli. Noi siamo convinti che l'aspetto infortunistico del lavoro non sussista, il pm e' convinto di si': e' proprio quello che il codice chiama contraddittorio. Questo e' l'emblema del processo giusto, con le parti che fanno il loro lavoro e con un giudice che decide qual e' la soluzione migliore”.
Legale di Perocchio: “Siamo in una afse inesplorata”
“Siamo in una fase nuova, inesplorata: abbiamo una regressione del procedimento, come se l'udienza preliminare non ci fosse più, ma una richiesta di rinvio a giudizio con dei capi d'imputazione, che sono stati oggetto di critica, che rimane sul tavolo. Vedremo che cosa farà la procura”, ha detto l'avvocato Andrea Da Prato, difensore del direttore d'esercizio Enrico Perocchio. Da Prato ha spiegato che il gup Rosa Maria Fornelli ha respinto due eccezioni: quella “di separare alcuni capi d'imputazione, lasciandoli alla competenza di questo giudice, e quella di una difesa che pretendeva la nullità della richiesta di rinvio a giudizio”.