Simona Ballatore
Cronaca

Incidente TheBorderline a Roma, l’indagine e i rischi social: un ragazzo su 4 travolto dalla rete, più disturbi tra i 19 e i 26 anni

Il suv degli youtuber ha travolto e ucciso Manuel, 5 anni. I video postati online prima dello schianto. La ricerca di Corecom Lombardia Con PoliS e Bicocca. Con la pandemia interazioni social lievitate dell’80%. “L’impatto anche sui voti a scuola”

Tragico incidente sulle strade di Roma: a perdere la vita un bimbo di cinque anni, Manuel Prioietti, che viaggiava con la madre, Elena Uccesso, e la sorellina di tre anni a bordo di una Smart. Il fatto è avvenuto alle 15.45 di mercoledì, in via Archelao di Mileto, all'incrocio con via di Macchia Saponara, tra la zona di Acilia e Casal Palocco. La city car, in una dinamica ancora da chiarire, si è scontrata frontalmente con un Suv Lamborghini guidato da un ventenne con a bordo quattro persone.

Gli agenti della polizia Locale di Roma Capitale sono, intanto, al lavoro sui cellulari delle cinque persone che erano a bordo del Suv preso a noleggio, facenti parte del gruppo di youtuber che si fanno chiamare ‘TheBorderline’ e che stavano effettuando una sfida di 50 ore di fila in auto filmando un video allo scopo di raccogliere clic dai follower.

Il tragico schianto
Il tragico schianto

E così, la rete finisce un’altra volta nel mirino. In un dossier di 85 pagine che cerca di fare sintesi raccogliendo ricerche e studi sul tema - è Corecom Lombardia, con la ricerca “I giovani e l’utilizzo delle tecnologie” curata da PoliS-Lombardia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca – risulta che un ragazzo su quattro, tra i 14 e i 21 anni, sviluppa un uso problematico della rete. E i più “grandi” hanno ancora più problemi: se ci si concentra sulla fascia 19-26 anni è il 68% a fare i conti con depressione, insonnia e disturbi dell’alimentazione correlati a un uso scorretto e prolungato della rete. Tra questi giovani, il rischio di dipendenza è "del 9% contro lo 0,7% nella fascia 14 - 21".

Due i focus: il primo sulla relazione tra disturbi psichici e l’uso non corretto delle tecnologie tra i giovani. Il secondo sul rendimento scolastico. I risultati sono stati presentati ieri a Roma. Si parte dall’esposizione aumentata durante la pandemia: "A partire dal 2019, nel mondo, c’è stato un incremento del 9% dell’utilizzo della rete, mentre in Italia del 4%, tra i maggiorenni. Durante la pandemia, nel 2021, è stato registrato un aumento di oltre l’80% delle interazioni sui social rispetto al periodo pre Covid".

"Siamo consapevoli di quanto i media siano pervasivi nella nostra vita e quanti rischi derivino da un uso non corretto della rete - sottolinea Marianna Sala, presidente Corecom Lombardia -. Si parla troppo spesso di dipendenza da internet, danni neurologici e deficit nel linguaggio tra i nostri ragazzi. Per non parlare del diffondersi allarmante di cyberbullismo e altre gravi forme di crimini in rete. Per questo il Corecom Lombardia, attivo da anni sul tema della tutela dei minori in ambito audiovisivo, ha ritenuto necessario promuovere una ricerca mirata che, con il coinvolgimento di professionisti della salute mentale, sociologi ed educatori, ci aiuterà a definire meglio le opportunità e i limiti di tale esposizione".

Tra le patologie più frequenti: "Depressione, problemi legati al sonno, comportamenti antisociali e disturbi dell’alimentazione fino ad arrivare a una vera e propria dipendenza", ha spiegato durante la presentazione la ricercatrice Cecilia Martines.

Sotto la lente anche l’impatto sul rendimento scolastico: "In classe, un uso dello smartphone guidato dall’insegnante può comportare effetti positivi sul rendimento scolastico, mentre uno non guidato può avere un esito negativo", spiegano la ricercatrice Chiara Respi e il professore di Sociologia dei media all’Università Milano-Bicocca, Marco Gui. Altro tema da affrontare: l’età di acquisizione del primo smartphone. "Le indagini mostrano un’associazione negativa tra precocità di arrivo dello smartphone e performance scolastiche", ribadiscono dal Corecom. La ricerca - chiamata anche a far sintesi sul tema - offre un punto di partenza per altre indagini e per appellarsi alla prevenzione.

"Il buon esempio è l’arma più efficace. Gli adulti, espressione della comunità educante – siano essi genitori, allenatori, pediatri, insegnanti, rappresentanti delle Istituzioni – devono fare squadra nel lanciare un messaggio univoco e coerente: solo così le famiglie potranno sentirsi meno sole", conclude Sala. "Le scuole, le famiglie, i pronto soccorsi ci hanno chiesto una mano perché tanti ragazzi soffrono. Può essere davvero tutta colpa di internet? - chiede - Spesso lo si incolpa per sentito dire. Ci siamo domandati se è vero, e se lo è abbiamo il dovere di intervenire. Altrimenti ci troviamo di fronte a una mattanza di ragazzi".