La frana che a Ischia ha travolto alcune case nel comune di Casamicciola uccidendo dieci persone, tra cui tre bambini e un ragazzo di 15 anni, è originata dal fatto che una pioggia senza precedenti ha colpito un’area ad alto rischio idrogeologico. Come hanno sottolineato nelle ultime ore diverse istituzioni e associazioni, tra cui Legambiente e WWF, questa tragedia lega insieme due fenomeni: l’abusivismo e l’aumento di eventi climatici estremi (cresciuti nell'ultimo anno del 42%).
Nel comune di Casamicciola metà delle case sono state costruite senza permesso in zone ad elevato rischio. In generale, sull’isola ci sono circa 27 mila abitazioni abusive a fronte di 60 mila residenti.
E questo nonostante negli ultimi decenni a ischia si siano verificate centinaia di frane e alluvioni e diversi eventi sismici. Avere costruito abitazioni in determinate zone dell’isola è stato, secondo il presidente dell’Ordine dei geologi della Campania Egidio Grasso, “come giocare alla roulette russa”.
Il clima estremo e il rischio idrogeologico
A queste condizioni, il rischio che un nubifragio o una forte pioggia si trasformi in catastrofe è destinato a crescere nel tempo, anche perché gli eventi climatici estremi stanno aumentando esponenzialmente a causa della crisi climatica e del riscaldamento globale.
Nell’arco degli ultimi sei anni, in Italia, questi eventi metereologici estremi sono quintuplicati. Secondo i dati dell’European severe weather database, considerando il periodo gennaio-novembre, erano 362 nel 2010, 531 nel 2016, 1.842 nel 2021 fino al numero record di 2.618 del 2022.
Il Mediterraneo è una delle aree del mondo più sensibili alle conseguenze della crisi climatica “perché è un bacino chiuso, che immagazzina calore, e sopra il quale c’è una interazione tra le masse di aria calda nordafricana e le medie latitudini”, spiega Sandro Fuzzi, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera del Consiglio nazionale delle ricerche.
“Fino a pochi anni fa – dice Fuzzi – noi non abbiamo mai avuto cicloni nel Mediterraneo, e adesso invece li abbiamo, sono i cosiddetti Medicanes, che interessano anche il nostro territorio”. Questo, nelle zone ad alto rischio idrogeologico, come Ischia, si tradurrà in disastri sempre più intensi e frequenti.
L’abusivismo edilizio in Italia
In generale, quello delle case abusive è un problema diffusissimo in Italia. Non esiste un numero preciso, ma si stimano milioni di immobili illegali: condomini, alberghi, uffici e ville costruiti dove non è possibile edificare per motivi culturali, storici, di sicurezza o di rischio idrogeologico.
Secondo un rapporto di Legambiente, su circa 71 mila ordinanze di demolizione per abusivismo in Italia, solo il 20 per cento sono state eseguite o sono in via di esecuzione. Gli altri sono ancora lì. Nel Nord viene demolito in media dal 40 al 60% delle costruzioni illegali, mentre al Sud le percentuali crollano al 10-20%.
Ma il problema è che anno dopo anno vendono edificati sempre più edifici abusivi di nuova costruzione, benché anche qui il problema non diffuso allo stesso modo sul territorio nazionale. I dati dell’Istat indicano che su 100 nuove abitazioni costruite nel 2020, quelle abusive sono 6,1 al Nord, 17,8 al Centro e 45,6 al Sud. Nel Mezzogiorno si può parlare di vera e propria piaga.
La mano delle mafie sull’abusivismo
A spiegare questo divario, in parte, è il radicamento decennale del legame tra abusivismo e mafie. Legambiente, nelle pagine del rapporto Ecomafia, spiega che “il fenomeno dell’abusivismo edilizio è anche la connivenza delle pubbliche amministrazioni con la criminalità organizzata”.
Nel rapporto si legge che “l’81% dei Comuni sciolti in Campania dal 1991 al 2013, vede, tra le motivazioni, un diffuso abusivismo edilizio, casi ripetuti di speculazione immobiliare, pratiche di demolizione inevase”.
Perché non si abbattono le case abusive
I motivi per cui le case abusive non vengono demolite sono giuridici, amministrativi e politici. La legge prevede che solo la magistratura possa decidere di abbattere un immobile. Una volta deciso, però, bisogna affrontare i ricorsi di chi abita gli immobili e poi il comune deve trovare i fondi per l’abbattimento e procedere (e qui, molti sindaci preferiscono non inimicarsi l’elettorato).
I tempi della giustizia e dell’amministrazione sono molto lenti e le pressioni dei cittadini e talvolta della criminalità organizzata spingono in direzione opposta. A complicare la situazione, poi, ci sono il condono edilizio varato dal governo Berlusconi nel 2003 e la legge approvata dal governo Conte nel 2018, che secondo alcuni osservatori hanno permesso e incoraggiato la speculazione edilizia illegale. E così, lo status quo non cambia e il rischio aumenta.
“L’Italia, uno dei Paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico del mondo, è sempre più travolto da eventi estremi su un territorio martoriato dalla cementificazione legale e illegale e ha bisogno di interventi concreti” ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Non può più continuare a rincorrere le emergenze senza una strategia di prevenzione e politiche innovative territoriali, perché altrimenti ogni tragedia rischia di essere sempre la penultima”.