C’è in Lombardia un meraviglioso mondo nascosto nelle viscere della terra. Uno spettacolo di grotte, cunicoli, sifoni, torrenti e laghi sotterranei, che si sviluppa per centinaia di chilometri. Sono luoghi riservati ai pochi speleologi che hanno l’esperienza e il coraggio di raggiungere angoli ancora inesplorati in un intricato labirinto che forma alcuni dei sistemi carsici più importanti d’Italia. La grotta bergamasca balzata alle cronache per la complicata operazione di soccorso della speleologa bresciana rimasta bloccata a – 140 metri dopo una caduta, è una di quelle che può riservare ancora parecchie sorprese.
«Fonteno è qualcosa di molto particolare - spiega Massimo Pozzo, fondatore di “Progetto Sebino”, fra i primi a occuparsi del tracciamento delle acque sotterranee di quell’area. Con il suo gruppo, fra il 2006 e il 2017, ha portato l’esplorazione interna a 32 chilometri (oggi 34) -. C’è un carsismo pazzesco in un’area di 90 chilometri quadrati. Dopo un anno di ricerche da quelle parti, trovammo questo abisso che ha degli ambienti giganteschi al suo interno e ipotizzammo subito che potesse avere sviluppi di un centinaio di chilometri. Ci sono sorgenti importanti attorno all’area interessata, che lo giustificano. Quando piove in quelle grotte i torrentelli diventano fiumi impetuosi, si ingrossano velocemente e il fragore che provocano può stordire o annullare le voci dei compagni, sicuramente un problema affrontato dai soccorritori".
In Lombardia sono molte le aree di riferimento per il mondo della speleologia. Per anni il labirinto di grotte che percorre il sottosuolo del Triangolo lariano, in provincia di Como, partendo dalla zona del Pian del Tivano e conosciuto come Valle del Nosé, con i suoi quasi 70 chilometri di sviluppo si è guadagnato per qualche tempo la fama di grotta più lunga d’Italia, poi superata da sistemi di grotte che si trovano in Sardegna e in Friuli. Ma c’è chi stima che siano addirittura circa 240 i chilometri di estensione per 1.400 metri di dislivello all’interno delle montagne fra i due rami del lago di Como. Le esplorazioni al Tivano hanno regalato anche scoperte sorprendenti come un “deserto di dune“ nelle viscere del Pian del Tivano, all’interno dell’“Abisso dei giganti“. Talmente forte la passione per la speleologia da quelle parti che qualche anno fa in una delle grotte si è addirittura celebrato un matrimonio.
Nel Triangolo Lariano merita poi una menzione speciale l’immensa volta del Buco del Piombo sopra a Erba, una delle grotte più famose della Lombardia, talmente grande che potrebbe contenere il Duomo di Milano e visibile con quella spaccatura inconfondibile volgendo lo sguardo dal Pian d’Erba verso i monti. Da quarant’anni gli speleologi si avventurano lì dentro cercando di mappare il labirinto di cunicoli che si apre sotto il Monte Bollettone e la Dorsale del Triangolo Lariano. "Anche l’area delle Grigne è di grande interesse - continua Pozzo -. Lì c’è uno dei complessi più profondi d’Italia, all’interno del quale sono stati quasi raggiunti i -1.400 metri".
Esplorazioni avventurose ed estreme, riservate ai pochissimi specialisti in grado di affrontare passaggi molto complicati, a volte anche sormmersi, e per diversi giorni consecutivi, nel tentativo ogni volta di aggiungere un piccolo tassello alla conoscenza di quel mondo nascosto nel cuore della Grigna settentrionale. "Se gli speleologi dovessero trovare il collegamento con Fiumelatte, il paese affacciato sul lago ai piedi della Grigna settentrionale, potrebbe addirittura diventare uno dei più profondi del mondo". Della complessità di quel sistema. Le Grigne al loro interno custodiscono un mondo misterioso fatto anche di acqua e ghiaccio perenne, le famose “giazzére”, impiegate in passato anche come riserva di ghiaccio per nobili e “signori” delle grandi casate milanesi, portato a dorso di mulo. Formazioni uniche nel loro genere, soprattuto nel territorio delle Prealpi lombarde, che stanno scomparendo soprattutto negli ultimi anni a causa dei cambiamenti del clima ch e anche in questi ambienti iniziano a essere visibili.
Anche a Varese nella zona di Campo dei Fiori c’è un sistema importante con diverse grotte che devono ancora essere “collegate“, mentre nel Bresciano c’ è la zona dell’Altopiano di Cariadeghe che è al centro di campagne di esplorazione. "Per ora sono stati mappati una ventina di chilometri ma stiamo cercando ancora. Poi ci sono altre aree carsiche più in quota ancora da svelare come la Presolana - M. Ferrante, o il Monte Guglielmo, dove sappiamo che ci sono dei “mostri“ ma non li abbiamo ancora trovati".
Negli ultimi anni le nuove tecniche di indagine esplorativa stanno cambiando radicalmente
i metodi della ricerca: "C’è molta attenzione e impegno nello studio dei flussi d’aria all’interno delle grotte. Non solo l’acqua, ma ora riusciamo a “seguire“ anche l’aria. Ci sono persone come Maurizio Miragoli che attraverso calcoli matematici e formule fisiche si sono specializzate a interpretare i “fiumi di aria“ che scorrono nelle grotte. Grazie a un gran numero di dati raccolti con monitoraggi mirati, riusciamo a stimare quanto possa essere lo sviluppo di una grotta e dove concentrare gli sforzi esplorativi. Si tratta di una nuova frontiera dell’esplorazione delle grotte ma soprattutto di sistemi di grotte, perché possiamo privilegiare certe zone e scartarne delle altre".