Milano – Blocco delle assunzioni per limitare la spesa pubblica, pensionamenti precoci ed un appeal minore rispetto al settore privato, in termini di retribuzione: così gli enti locali hanno perso personale.
Casi eclatanti stanno emergendo in relazione al Pnrr, perché i Comuni, soprattutto piccoli, faticano a portare avanti gli iter di progetti importanti a causa della carenza di personale, col rischio di perdere ingenti finanziamento: si veda, ad esempio, il caso del piccolo borgo di Livemmo, in Val Sabbia, nel Bresciano, finito sul “New York Times“ per il maxi-finanziamento da quasi 20 milioni di euro, ma che fatica a trovare un ingegnere e un geometra da assumere.
Diverse le cause: da una parte, lo stop alle assunzioni col decreto legge 78/2010 non ha permesso di rimpinguare i posti lasciati vuoti da chi è andato in pensione; dall’altra, non sempre i concorsi consentono di reclutare il personale necessario, perché le retribuzioni del settore privato (soprattutto in questo periodo di caccia al personale anche da parte delle aziende) sono più promettenti.
Analizzando i dati disponibili sul Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, la Fp Cgil Lombardia ha calcolato che dal 2009 al 2021, nella regione, le lavoratrici e i lavoratori del comparto e della dirigenza degli enti locali, dalla Regione ai Comuni e alle Unioni di comuni fino alle Province e alle Camere di commercio, in 12 anni, sono scesi da 76.536 a 61.289, circa il 20% in meno, pari a 15.247 unità; una piccola inversione di tendenza (+0,61%) c’è stata solo nel 2021 rispetto al 2020. In sostanza, gli enti locali annualmente hanno perso in media 1.270 dipendenti, come se, ogni anno, fosse scomparso dalle cartine un piccolo paese.
La regione è sotto la media nazionale di un dipendente pubblico ogni 162,57 abitanti (in regione il rapporto è di 1 ogni 193,84). Tra le province, solo quella di Milano e Sondrio sono sopra la media dell’intero Paese, rispettivamente con 134,30 e 149,36. Tutte le altre province vanno peggio: Como ha un rapporto di uno a 185,45, Brescia di 193,84, Lecco di 201,98, Bergamo è al penultimo posto in Lombardia con 221,75, seguito solo da Lodi (238,29). Ad esser più penalizzate sono le aree interne, come le zone montane, dove si fatica ad assumere.
"Abbiamo notizia di concorsi che stanno andando deserti – dichiara Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia – le retribuzioni, soprattutto per le professionalità necessarie all’attuazione dei piani del Pnrr, sono basse rispetto al settore privato e il posto pubblico è diventato poco attrattivo. Gli enti locali sono stati oberati di sempre maggiori incombenze, gravanti sulle spalle di lavoratrici e lavoratori che, non solo sono a ranghi sempre più ridotti ma con un’età media di oltre 50 anni (il 58,76%). Con i prossimi pensionamenti, i servizi rischiano la paralisi".