FEDERICA PACELLA
Cronaca

Lombardia “ostaggio” del cemento: in un anno persi 1.114 campi di calcio

Il rapporto annuale dell’Ispra dice che nel 2024 si sono persi altri 780 ettari. La riduzione dell’effetto-spugna dei terreni costa oltre 400 milioni all’anno

Una palazzina in costruzione: la corsa al cemento non si ferma in Lombardia

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Milano, 4 dicembre 2024 - Oltre 290mila ettari di suolo cementificato, il 13,5% di tutte le aree artificiali italiane. È il primato, non certo positivo, della Lombardia, che si conferma la regione con la maggiore estensione di suolo consumato, di cui 780 ettari solo nel 2023, pari a 1.114 campi da calcio.

Il rapporto annuale dell’Ispra, che ha aggiornato i dati al 31 dicembre scorso, evidenzia come, rispetto al 2006 (anno di inizio attività di monitoraggio), il consumo di suolo maggiore nelle regioni è avvenuto proprio in Lombardia (163 km2) e Veneto (164 km2). Considerando i ripristini e quindi il valore netto dell’indicatore, il valore scende a 135 km2, il valore massimo in Italia.

“La lettura dei principali indicatori per il livello regionale e nazionale – si legge nel rapporto – riporta una tendenza che sarà difficile da contenere in ottica degli obiettivi di sviluppo sottoscritti dal nostro Paese in ambito comunitario e internazionale. La densità con la quale avvengono i cambiamenti continua ad attestarsi su livelli preoccupanti, nonostante diminuisca il territorio a disposizione e cresca la competizione per i suoli naturali per effetto della richiesta del comparto agricolo e del settore energetico”.

I primi tre comuni lombardi per suolo consumato sono Milano (10.686 ettari), Brescia (3.997) e Cremona (1.980). Tra le province lombarde, l’aumento del consumo di suolo tra il 2022 e il 2023 è stato maggiore a Brescia (147 ettari in un anno), seguita da Milano (145) e Bergamo (116). Tra i comuni, Milano e Brescia compaiono nella top 20 di quelli con più di 100mila abitanti per consumo di suolo annuale (rispettivamente 18,9 e 11,56 ettari) tra il 2022 e il 2023.

La perdita dei servizi ecosistemici legata al consumo di suolo non è solo un problema ambientale, ma anche economico: nel 2023 la riduzione dell’effetto spugna, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, costa al Paese oltre 400 milioni all’anno, secondo le stime di Ispra. Un “caro suolo“ che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.

“Le fragilità ambientali e climatiche del nostro Paese rendono improrogabile l’approvazione di una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità agli indirizzi europei, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo del suolo”, ha dichiarato il presidente Ispra e Snpa, Stefano Laporta.