REDAZIONE CRONACA

Lombardia verso la glaciazione demografica: “Nel 2040 ci saranno 673mila residenti in meno di adesso” (ed è un problema)

Cosa aspetta la regione senza un’inversione del trend di nascite e senza migrazioni. Lo studio di Fondazione Nordest e gli effetti (preoccupanti)

A destare preoccupazione è soprattutto il fenomeno delle culle vuote

A destare preoccupazione è soprattutto il fenomeno delle culle vuote

Milano – In Lombardia nel 2040 il saldo dei residenti in Lombardia vedrà il segno meno, con un calo di 673mila. A metterlo in luce uno studio della Fondazione Nordest, partito dal record negativo di natalità registrato nel 2023 nel Paese. In base a quanto emerso dall’analisi, senza migrazioni e senza un'inversione nel trend delle nascite, il Nord Italia è atteso da una 'glaciazione’ demografica che entro 17 anni porterà ad avere 2,3 milioni di residenti in meno. Si passerà quindi dai 27,4 milioni di abitanti del 2023 a 25,1 milioni. Gli effetti più pesanti si vedranno in proprio in Lombardia (-673mila), seguita da Piemonte (-493mila) e Veneto (-387mila). 

Gli effetti territoriali ed economici di questa 'glaciazione’ saranno importanti. Va comunque considerato che la diminuzione della popolazione non sarà uniforme: saranno i centri più remoti ed isolati, con minori servizi (sanità, scuole) e più basse prospettive di lavoro e vita sociale a pagare il conto più salato. Meno abitanti significherà minore mercato interno, dunque più bassi consumi ma anche investimenti inferiori. Ne conseguirà una ricomposizione della piramide per età della popolazione, con incremento degli anziani e diminuzione dei giovani; il mercato immobiliare subirà un forte contraccolpo, così come l'accumulo dei risparmi privati.

E i primi effetti del calo demografico iniziano già a vedersi, ad esempio nel mondo della scuola: a settembre tra i banchi della Lombardia si conteranno circa 11.300 alunni in meno alle elementari, 7.800 alle medie. L’inverno demografico, con l’inarrestabile invecchiamento della popolazione, sta già provocando un terremoto anche nel mondo del lavoro. Secondo quanto emerso da un rapporto della Uil Pensionati regionale ogni 100 giovanissimi in Lombardia ci sono 177 anziani. Significa una popolazione attiva sempre più anziana, con un ricambio generazionale squilibrato.“L’indice di ricambio della popolazione attiva – si legge nel rapporto Uil – ossia il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (60/64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15/19 anni) ci mostra un indicatore molto alto, per la Lombardia 136, con picchi che a Pavia sfiorano 160".