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Regione Lombardia delibera lo stop dei medici “gettonisti” nella sanità: finisce il “Far West” privatistico

Lavorano negli ospedali tramite cooperative e sono pagati molto più di quelli assunti per concorso. Di fatto, hanno aumentato i costi per le aziende sanitarie ed esacerbato la carenza di personale

I medici "gettonisti" sono impiegati soprattutto nei pronto soccorso (foto di repertorio)

È destinata a concludersi in Lombardia l’era dei cosiddetti “gettonisti” nella sanità pubblica, ovvero quei medici e infermieri che lavorano negli ospedali tramite cooperative private che stipulano contratti con le strutture sanitarie pubbliche. Questi professionisti sono largamente usati nei pronto soccorso e vengono pagati in proporzione alle singole presenze nelle strutture sanitarie, spesso anche tre volte tanto rispetto ai medici assunti per concorso.

A decretare la “fine” dei gettonisti è stata la Giunta regionale della Lombardia, che ha approvato una delibera, immediatamente esecutiva, proposta dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso. Il provvedimento prevede che i contratti ancora in vigore andranno a naturale scadenza, ma non potranno essere rinnovati in alcun modo. Contestualmente allo stop ai gettonisti, si procederà al reclutamento di personale medico con incarico libero-professionale.

“Deriva semi-privatistica”

Negli ultimi anni, il sistema dei gettonisti è stato ampiamente criticato da molte frange della sanità, tra cui il principale sindacato dei medici del Sistema sanitario nazionale, l’Anaao Assomed. Il segretario nazionale, Pierino di Silverio, aveva dichiarato che l’aumento del fenomeno dei “medici a gettone” rappresentava la deriva di una sanità “sempre più orientata verso un modello semi-privatistico delle cure, un modello anticostituzionale”.

Persino il presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, Giuseppe Busia, aveva sollecitato un intervento governativo, affermando che in gioco c’erano “l’elevato costo e l’inadeguatezza del servizio offerto; la sua scarsa affidabilità, il Far West dei contratti di durata breve con elusione di qualsiasi principio di programmazione e concorrenza”.

“Un atto dovuto”

Per questo Bertolaso ha definito la delibera regionale che prevede lo stop dei gettonisti come un “atto dovuto”. Un provvedimento che “va a riequilibrare un modello iniquo. Credo che sia un doveroso segno di rispetto verso tutto il personale che lavora negli ospedali con gli stipendi che purtroppo ben conosciamo”. L’assessore rivendica anche “la Lombardia sia la prima Regione a intraprendere questo percorso che, ne sono certo verrà adottato anche dalle altre regioni”.

Più costi e più carenza

Negli ultimi anni, con la pandemia e il conseguente aumento della pressione sugli ospedali, molti medici avevano preferito lasciare il contratto pubblico in favore dei maggiori stipendi offerti dal lavoro a gettone. Questo aveva contribuito a esacerbare la carenza di personale sanitario e a far lievitare i costi per le aziende sanitarie. Per fare fronte alla situazione, lo scorso marzo il Governo aveva già decretato una stretta sui gettonisti, riservando il loro utilizzo soltanto nei pronto soccorso e solo per un periodo non superiore ai dodici mesi. A ottobre, il ministro della Sanità Orazio Schillaci aveva ribadito: “Cerchiamo una stretta sui medici gettonisti, è assurdo che ci siano sanitari pagati tre volte tanto. Questo è inaccettabile. Quando non avremo più gettonisti vedrete che il servizio sanitario nazionale tornerà ad essere attrattivo”.