Milano, 8 novembre 2024 – Una risorsa per chi le alleva, ma anche una
sicurezza per tutti gli altri. Ripuliscono il terreno dalla vegetazione incolta e prevengono incendi, smottamenti e allagamenti. Lo sono le 105mila pecore e le 85mila capre, un esercito di animali che pascolano e brucano in giro per la Lombardia, sugli alpeggi in montagna in primavera d’estate, nei terreni di pianura, dove le temperature sono più miti e l’erba continua a crescere, d’autunno e inverno, oppure negli allevamenti stabili.“Grazie alla pastorizia diversi territori non sono stati abbandonati dall’uomo, consentendo così di preservare il fragile equilibrio ambientale e idrogeologico delle montagne lombarde, così come il paesaggio e la storia rurale della pianura”, spiega Alessandro Beduschi, assessore regionale all’Agricoltura e alla Sovranità alimentare, in vista della Giornata del pastoralismo che si celebra lunedì. In Lombardia sono più di 10.500 gli allevatori, sia in pianta stabile, sia vaganti, attraverso la transumanza, che complessivamente possiedono un patrimonio di 105.361 capi ovini e 84.847 caprini. La provincia con più pecore e capre è quella di Bergamo, con 2.400 allevamenti, 42.700 pecore e 19mila capre.
Bergamo, insieme a Lecco, è anche la provincia con maggiore densità di allevamenti e densità di capi: non a caso i pastori “erranti“ tra i più conosciuti sono ancora oggi i bergamini, che si spostano tra le valli bergamasche e quelle quelle lecchesi. Ci sono pastori pure in provincia di Milano, “là dove c’era l’erba, ora c’è una città”: si contano oltre 400 allevamenti, 3mila pecore e 5mila capre, più che nella verde Brianza monzese e nella Bassa.
Tante le razze animali: la pecora Brianzola, la Bergamasca, la Ciuta, quella di Corteno, la Naso nero del Vallese, ognuna con caratteristiche proprie a seconda dell’origine, la funzione, le caratteristiche. La Bionda dell’Adamello ad esempio è perfetta per la produzione del Fatulì, formaggella a latte crudo, e la berna, striscia di carne essiccata; l’Orobica per la Roviola e il Bitto; la Frisa Valtellinese per il violino di capra; la Verzasca per la formaggella del Luinese dop; la Lariana per la produzione di latta e la macellazine.
Allevatori e pastori lombardi con le loro greggi sono quindi un patrimonio da preservare, che è quello che si vuole con la legge regionale 14/2022, tra i cui obiettivi c’è quello di sostenere progetti per pastori e conduttori d’alpeggio che eseguono opere di manutenzione del territorio. Un modo per garantire la prosecuzione di un mestiere antico quanto l’uomo, ma anche assicurare il controllo delle montagne. Nel 2023 sono stati attivati otto progetti con oltre 210mila euro di contributi.