Milano - Sfumano le speranze dei lombardi di un passaggio in arancione prima di Pasqua. "Siamo in zona rossa fino a Pasqua, in questo momento abbiamo una stabilità dell'Rt ma non abbiamo elementi per poter dire che torniamo indietro" in zona arancione ha detto il direttore generale del Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, nel corso di un'audizione alla Commissione Sanità del Consiglio Regionale lombardo. La data in cui confidava il territorio era quella del 26 marzo, giorno del monitoraggio settimanale dell'Iss. Ma i dati - vera bussola per il cambio di fascia - non sembrerebbero portare a un cambio di colore: sebbene ci siano segnali di miglioramento resta ancora molto forte la pressione sugli ospedali. Solo 24 giorni fa i ricoveri in terapia intensiva erano circa il 50% di quelli attuali.
Cosa dicono i numeri
Ieri in Lombardia a fronte di 47.175 tamponi effettuati, erano 3.643 i nuovi positivi registrati, 99 i decessi che hanno portato il totale complessivo da inizio pandemia a 29.975. In aumento di 14 i ricoverati nelle terapie intensive regionali (totale 836) e di 213 quelli ricoverati nei reparti Covid 7.165 (+213). Buone notizie dal tasso di positività: è calato dal 9.6% di lunedì al 7,7%. La provincia più colpita è quella di Milano, con 907 casi, di cui 374 a Milano città. Intanto continua a salire la percentuale media nazionale dell'occupazione dei posti letto Covid nei reparti ordinari di area non critica, cioè malattie infettive, pneumologia e medicina generale.
Rimasta per mesi sotto la soglia critica, fissata al 40% dal ministero della Salute, ieri - ultimi dati disponibili forniti dall'Agenzia per i servizi sanitari (Agenas) - ha toccato il 43%. Aumento costante ormai dallo scorso 18 marzo, quando è stato superato per la prima volta il livello critico oltre il quale l'assistenza ordinaria degli altri pazienti risulta compromessa. In particolare, sono 10 le Regioni che la superano: la situazione più critica è quella delle Marche che vede questi reparti occupati per ben il 64% da pazienti Covid, seguite da Piemonte (61%), Emilia Romagna (56%), Lombardia (53%), Friuli Venezia Giulia e Puglia (49%), Umbria (45%), Abruzzo (44%), Lazio (42%) e Molise (41%).
Sfuma l'arancione prima di Pasqua
L'auspicato passaggio in arancione prima delle feste di Pasqua avrebbe concesso al territorio una piccola "tregua", dal momento che la Lombardia nelle ultime settimane è stata prima in arancione scuro e poi direttamemente in rosso. L'atteso ritorno in arancione - infatti - avrebbe comportato la riapertura dei negozi (in lockdown sono aperti solo gli esercizi di vendita al dettaglio ritenuti servizi essenziali). Nulla sarebbe invece cambiato invece per bar e ristoranti, costretti all’asporto esattamente come in zona rossa. Ma per il passaggio di fascia con ogni probabilità bisognerà ancora attendere. Restano accese le speranze del Lazio che attende la cabina di regia di venerdì, confidando in un rientro in zona arancione. Per quanto concerne la Lombardia per una promozione in arancione con ogni probabilità bisognerà aspettare almeno il successivo monitoraggio, previsto per venerdì 2 aprile. A quel punto però, anche qualora dovesse scattare il cambio di fascia, la regione dovrà comunque passare altri tre giorni in rosso: sabato 3, domenica 4 e lunedì 5 aprile (ovvero Pasqua e Pasquetta) saranno in lockdown per tutto il Paese, come stabilito dal decreto legge del governo Draghi. Quindi per un ritorno effettivo in arancione si dovrà aspettare almeno martedì. Anche se va ricordato che nel frattempo entrerà in vigore un nuovo decreto, dal momento che le misure attualmente in vigore scadono il 6 aprile.
Dopo Pasqua: le ipotesi
"Pensiamo che dopo la Pasqua la situazione migliorerà gradualmente - ha detto ieri il ministro dell'Economia Daniele Franco -, e poi ci muoveremo con gradualità verso una situazione più normale a maggio e giugno: questo grazie alla disponibilità dei vaccini e all'aiuto che arriva dalla stagione più calda". A indicare la rotta delle prossime decisione da assumere saranno i dati: "Bisogna attendere che le misure in atto facciano sentire i loro effetti e cristallizzarli, magari spostando più avanti il loro termine", chiarisce una fonte di governo, confermando l'idea della mini-proroga, che raccoglierebbe diversi proseliti nel governo. E, parallelamente, accelerare il più possibile la campagna vaccinale, con il commissario Francesco Figliuolo pronto a entrare in azione per superare le difficoltà sul territorio. Tuttavia il ministro della Sanità Roberto Speranza ha precisato, parlando su Rai3: "Nessuna decisione è stata assunta in questo momento, ci confronteremo nei prossimi giorni e prenderemo le decisioni. Oggi abbiamo analizzato la curva ma non abbiamo discusso di mìsure e non c'è alcuna decisione che va in questa direzione".