Dopo lo scoppio del caso di Malika Chalhy, la 22enne cacciata di casa perché lesbica e che avrebbe comprato una Mercedes con i soldi delle donazioni, la popolare cantante Malika Ayane ha dovuto difendersi sui social dai tanti attacchi ricevuti da chi l'aveva scambiata proprio per la protagonista della bufera mediatica dei giorni scorsi. L'artista è stata letteralmente sommersa da centinaia di messaggi di utenti che insultavano o sostenevano la giovane di Castel Fiorentino. Ovviamente si è trattato di un caso di omonimia (o forse sarebbe meglio definirlo di ignoranza) che Malika Ayane ha subito spiegato con un chiaro e decisamente diretto tweet: "Cari fulmini di guerra che mi intasate la mail e i social con insulti o espressioni di solidarietà, ho una notizia per voi: la Malika che cercate NON SONO IO. Incredibile che nel 2021 ci siano più donne con lo stesso nome, eh?".
La cantante, sempre utilizzando il suo account Twitter, ha successivamente scritto: "Che poi, se volete mandare messaggi d’amore siete i benvenuti -se d’odio un po’ meno ma avrete le vostre ragioni - purché siano per me stessa medesima".
Da dove nasce il caso di omonimia
Tutto nasce dal fatto che Malika è anche il nome della giovane lesbica, la cui storia, ha fatto il giro del web negli ultimi tempi: una normalissima ragazza che confessa ai genitori la propria omosessualità e che in cambio riceve insulti rabbiosi dai suoi familiari e viene addirittura cacciata di casa. La storia commuove il Paese e comincia una raccolta fondi per aiutarla a trovare una casa e a vivere. Qualche giorno fa però la ragazza viene fotografata a bordo di una nuova Mercedes e scatta l'ira dei social. Successivamente si viene anche a sapere che la ragazza, sempre col denaro delle donazioni, avrebbe acquistato un cane di razza da 2500 euro. Una storia cominciata bene ma finita decisamente peggio che sta facendo molto discutere (ed arrabbiare) coloro che hanno donato i soldi alla causa (sono stati raccolti in totale circa 140 mila euro per la ragazza) ed anche tutti gli altri che comunque, pur non donando si sono commossi nel leggere quanto accaduto a Malika, per poi però ricredersi dopo aver scoperto che parte deel denaro raccolto era finito a soddisfare alcuni capricci della giovane.