Milano - Dal laboratorio dell’Asst Sette Laghi il sequenziamento dei tamponi positivi dei passeggeri arrivati a Malpensa con voli diretti dalla Cina continua a restituire risultati "rassicuranti", ha fatto sapere ieri l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso. Anche sul secondo aereo controllato, l’Air China da Wenzhou atterrato a Santo Stefano, e sul Neos del 29 dicembre da Tianjin, nonostante metà dei passeggeri fosse contagiato dal coronavirus, nei test positivi sequenziabili sono state trovate solo "sottovarianti di Omicron".
Come quelle a bordo del primo volo del 26 dicembre da Nanchino: BA 5.7, BA 5.2, BE 1.1.1, BQ 1.1, volgarmente detta Cerberus, che in base all’ultimo bollettino mensile dell’Istituto superiore di sanità è il sottolignaggio di Omicron 5 più diffuso in Italia col 30,84% delle sequenze depositate, in un quadro che vede il 99.95% del virus circolante nel nostro Paese appartenere alla famiglia Omicron e in particolare il 91,09% al lignaggio BA 5.
Cioè Omicron 5, di cui sono stati identificati 151 sottolignaggi e tra questi anche BF 7, che dagli ospedali cinesi sotto pressione (e sotto censura governativa) filtra come responsabile dell’ondata in corso nel Paese asiatico dopo l’uscita repentina da tre anni di lockdown draconiani e vaccinazioni poco efficaci, ma che nel nostro c’è già ed è il secondo sottolignaggio più presente, col 10,31%. Anche BF 7 è stata trovata già sui passeggeri del primo volo analizzato dal Welfare lombardo d’iniziativa (e d’accordo col Governo), mentre nei tamponi di Malpensa non sarebbe stata ancora rinvenuta XBB, la ricombinante "Gryphon".
Una variante che in Italia comunque è già presente al 2%, stabile da novembre. Ieri, ha spiegato Bertolaso, sono arrivati a Malpensa altri due aerei da Nanchino e da Wenzhou. I primi vigente l’ordinanza del ministro della Salute Orazio Schillaci che ha reso il test all’arrivo obbligatorio; i tamponi sui primi tre aerei erano facoltativi, ed erano stati fatti pagare ai passeggeri 90 euro, prezzo di mercato dei molecolari, ma l’Enac ha imposto alla società privata contrattualizzata con l’Ats Insubria che li ha eseguiti "l’immediata restituzione" dei 70 euro di differenza col tetto di 20 stabilito "per favorire i controlli in sede aeroportuale".
A quanto Il Giorno apprende, ora i tamponi - che sono obbligatori per chiunque arrivi dalla Cina, di qualunque nazionalità, purché over 6 e non appartenente a certe categorie come l’equipaggio, le forze di polizia, un corpo diplomatico - vengono fatti pagare 20 euro. Del resto, chi parte per la Cina è obbligato dalle autorità di Pechino (e lo sarà anche dopo l’8 gennaio) a sottoporsi a un test molecolare che in Italia non è mutuabile e costa in media 90 euro.
Mentre 20 euro sono il prezzo medio nei laboratori privati (le farmacie ne fanno pagare 15) per un tampone antigenico: l’ordinanza Schillaci prescrive un test rapido e solo a chi risulta positivo il molecolare, ma a chi atterra a Malpensa, spiegano dalla Regione, a questo prezzo si continueranno ad effettuare i molecolari, per scongiurare l’eventualità che una mutazione ignota sfugga al test rapido. L’obiettivo dell’operazione infatti è "l’individuazione di eventuali nuove varianti", ha ricordato ieri Bertolaso.
E ottenere "una fotografia di quanto sta accadendo in Cina", aggiunge ricordando che i voli su Malpensa (da Nanchino a Est, Wenzhou a Sud-Est, Tianjin a Nord-Est) provengono da "tre zone differenti" dell’immenso Paese asiatico: "Il fatto che i ceppi rilevati siano tutti di Omicron lascia intendere che sia la variante predominante, per la quale il popolo lombardo e italiano è protetto grazie alla copertura vaccinale". Che l’assessore invita a rinnovare con la quarta dose di richiamo, "essenziale per scongiurare gli effetti gravi della malattia. L’esperienza ci ha insegnato che il virus si contrasta solo con la vaccinazione e la ricerca continua di mutazioni".