Dimissioni volontarie in crescita per le lavoratrici madri, più soluzioni part-time tra le nuove assunte. Se il mercato del lavoro del periodo post-Covid vede, in generale, una crescita delle assunzioni, determinata dalla ripresa dell’economia e dalla carenza di personale rispetto alle richieste delle aziende, restano, dall’altra parte, alcuni fenomeni strutturali che penalizzano ancora le lavoratrici. Le dimissioni dei neo-genitori si confermano come una delle criticità irrisolte nel panorma regionale: il report annuale (riferito al 2022) da poco pubblicato dall’Ispettorato nazionale del lavoro vede la Lombardia al primo posto per numero di dimissioni o risoluzioni di contratti di lavoratrici madri e lavoratori padri con 15.086 provvedimenti nel 2022 rispetto ai 12.023 del 2021, di cui 10.687 hanno riguardato madri (8.334 nel 2021), 4.399 lavoratori padri (3.689 l’anno precedente).
Tra le donne, la maggior parte dei provvedimenti riguarda la fascia sopra i 30 anni, che coincide con quella della prima maternità; tra gli uomini crescono le dimissioni sopra i 54 anni, legati probabilmente ai cambi di azienda. L’analisi delle motivazioni evidenzia che, per circa un 50% dei casi, alla base c’è la difficoltà di conciliare la gestione dei figli con il lavoro, che pesa sulle scelte lavorative soprattutto delle donne.
Guardando al 2023, i dati (aggiornati fino a settembre) dell’osservatorio Inps sul precariato evidenziano l’aumento di dimissioni di lavoratrici nel 2023 rispetto al pre-covid: erano state 109.831 nel 2019, sono state 150.674 nel 2023, stabili rispetto al 2022; in forte crescita soprattutto le dimissioni delle donne straniere. Senz’altro la grande vivacità del mercato del lavoro, dopo il Covid, ha creato grande mobilità nel mercato con nuove assunzioni. Tuttavia, l’analisi della tipologia di contratti rileva come il precariato sia soprattutto al femminile. L’analisi di PoliS-Lombardia sulla parità di genere sottolinea che " lavori comunque temporanei (somministrazione, lavoro intermittente), spesso abbinati al part-time, continuano a essere destinati soprattutto alle donne piuttosto che agli uomini. Il 42,7% delle nuove attivazioni riguardanti le donne lombarde nel 2022 è a part-time". Ancora troppo sbilanciato il lavoro di cura.
«In Lombardia come in Italia – si legge nell’analisi di PoliS Lombardia – sono ancora le madri a sacrificare il lavoro retribuito in favore della famiglia, visto che lo stipendio maschile è nella gran parte dei casi “più pesante“ di quello femminile".