In viaggio dall'Italia all'Ucraina per portare aiuti e un messaggio di pace. In un momento in cui la strada della diplomazia per cercare di stabilire un cessate il fuoco al conflitto sembra ancora tortuosa, un gruppo di 221 volontari italiani ha percorso la strada che porta da Gorizia, propaggine est del nostro Paese, fino a Leopoli, la città di confine in Ucraina in cui hanno trovato "casa" le rappresentanze internazionali. Sessantasei i mezzi coinvolti per l'iniziativa arcobaleno, la più grande missione umanitaria mai partita dall'Italia, dall'inizio della guerra. Inequivocabile il nome "Stop the war now".
La carovana è arrivata questa mattina: con sé porta soprattutto cibo, gasolio e medicine, da distribuire su tutto il territorio ucraino, in particolare nelle zone in cui i generi di prima necessità iniziano a scarseggiare. All'operazione hanno aderito 153 associazioni. I pulmini, partiti da tutta Italia, hanno trasportato 32 tonnellate di beni di prima necessità per la popolazione ucraina ed hanno una capacità di trasferimento di 350 profughi. In Ucraina i partecipanti stanno per incontare sia organizzazioni della società civile, sia autorità religiose e civili. Al ritorno il convoglio, il cui coordinamento è affidato all'associazione Papa Giovanni XXIII, promotrice dell'evento, permetterà a persone con fragilità di lasciare il loro Paese in guerra e raggiungere l'Italia.
"Un segnale importante - commenta don Tonio Dell'Olio, uno degli ispiratori della marcia - perché riconosce l'importanza, la purezza e il senso di questa azione di pace. Ed è in qualche modo la maniera della Conferenza episcopale italiana di schierarsi a fianco del Papa che sulla vicenda della guerra ucraina è stato molto chiaro". L'iniziativa ha coinvolto decine di sigle cattoliche e laiche della società civile italiana, è partita ieri mattina all'alba da Gorizia. Il suo principale organizzatore, il segretario dell'associazione intitolata a papa Roncalli, Pierluigi Cofano, spiega alla Fides che una marcia si svolgerà nel pomeriggio di oggi, 2 aprile, attorno alla stazione di Leopoli "dove i nostri mezzi, 66, che hanno portato medicine e generi di prima necessità, raccoglieranno alcune famiglie di sfollati per portarle in Italia dove diverse amministrazioni comunali, tra cui Roma, hanno già dato luce verde all'accoglienza". Oggi i pacifisti incontreranno il sindaco di Leopoli Andrij Sadovyj e le autorità religiose locali, sempre che la situazione lo permetta.