Milano - La strage di anziani che ha colpito la Lombardia nel 2020 fotografata dai dati sulle pensioni. Rispetto alla media nazionale del +16.1%, nella regione è ancora più alto l’aumento rispetto al 2019 delle prestazioni cancellate per decesso del beneficiario: dal +20-30% fino al +40% nelle province più colpite dall’emergenza sanitaria. Stime che corrispondono alla crescita della mortalità nelle fasce più anziane delle popolazione causata dalla pandemia. A livello nazionale, nel 2020, secondo i dati dell’Inps sono state cancellate 862.838 pensioni: 121.697 in più rispetto al 2019, pari al +16.1% che in Lombardia raggiunge quindi livelli superiori. E un altro rapporto consente di leggere gli effetti della pandemia attraverso i numeri, che nascondono tragedie, morti in ospedali e Rsa, famiglie in lutto. Il sindacato dei pensionati Spi-Cgil Lombardia, che conta in tutto 445mila iscritti con età media 73 anni e 4 mesi, ha registrato nel 2020 la morte di 23.350 iscritti; nel 2019 erano stati 18.645, in linea con la media degli ultimi anni. Quindi mediamente i decessi contano poco più del 4% degli iscritti, mentre nel 2020 sono stati il 5,3%.
«Trovandoci in Lombardia, e considerata la curva geografica dell’epidemia, non siamo sorpresi di registrare un aumento dei decessi del 28%, significativamente superiore al dato nazionale indicato dall’Inps nel 16.1%", analizza il sindacato guidato dal segretario generale lombardo Valerio Zanolla. L’età media degli iscritti deceduti l’anno scorso era 84 anni e 6 mesi, in lieve incremento rispetto al 2019 (84 anni e 5 mesi); il 52,9% erano donne, quindi si registra un’incidenza dei decessi inferiore rispetto alla quota femminile degli iscritti (53,3%). Dato che "sembra deporre per una maggiore incidenza tra i maschi del Covid-19 come causa o concausa del decesso"; nei 5 anni precedenti infatti, l’incidenza dei decessi aveva sempre seguito la composizione della platea. Tornando all’età, la distribuzione dei decessi nelle varie corti anagrafiche cambia a seconda del sesso: tra le donne si registra quasi lo stesso numero di decessi nella fascia di età 80-90 (4.945) e in quella over 90 (5.243), tra gli uomini sono 5.014 nella fascia 80-90 e 2083 in quella sopra i 90 anni. fatto giustificato dalla diversa età media. Tra le città capoluogo, Milano con 1.955 iscritti deceduti guida la triste classifica regionale, seguita da Brescia (446), Monza (271) e Bergamo (241).
L’incremento dei decessi è stato in generale del 28% ma presenta una geografia eterogenea; nella Città metropolitana di Milano il sindacato registra un +33,7%, a Brescia il +38,7%, a Bergamo +44,5%, a Cremona +38,7%, a Lodi + 29,3%. Se migliaia di pensioni vengono cancellate a causa del decesso dei beneficiari, si registra anche un leggero aumento delle nuove richieste. Nel 2020 sono state 174.619 in Lombardia: 14.310 in più rispetto alle 160.309 del 2019. L’incremento più alto, secondo i dati dell’Inps, riguarda le pensioni di vecchiaia: +45.1%, da 17.291 del 2019 a 25.085 nel 2020. Calano lievemente, invece, le pensioni di anzianità: - 5.9%, da 51.539 del 2019 a 48.487 del 2020. Segnano un –22.6% le pensioni di invalidità e inabilità (da 15.640 del 2019 a 12.111 del 2020). Registrano invece un +14.6% le pensioni indirette (da 3.699 del 2019 a 4.238 del 2020), e un +17.4% le pensioni di reversibilità (da 72.140 del 2019 a 84.698 del 2020). "L’aumento delle pensioni cancellate a causa del decesso dei beneficiari è un effetto della pandemia – spiega Alberto Giuseppe Maria Dotto, direttore vicario del Coordinamento metropolitano Inps di Milano – invece per quanto riguarda le richieste non registriamo una fuga verso la pensione ma livelli che rimangono più o meno stabili. L’effetto di quota 100 si farà sentire quest’anno, nel 2021, perché in tanti cercheranno di approfittare della misura con effetto “ultima chiamata“. Ci aspettiamo flussi rilevanti soprattutto nel settore pubblico".