ARNALDO LIGUORI
Cronaca

Minori stranieri non accompagnati, quasi 3.000 in Lombardia: perché l’accoglienza dei Comuni è in crisi

Quando le cede il sistema di integrazione il rischio è che i giovani migranti finiscano nelle reti dello spaccio, della prostituzione o del caporalato

Un giovane migrante sotto la tutela di Medici senza frontiere

Sono bambini e ragazzi che sono stati costretti a crescere in fretta, che hanno superato deserti, guerre e viaggi disperati per terra e per mare. Sono “adolescenti adultizzati”, minori stranieri arrivati in Italia non accompagnati, per scelta o perché hanno perso i genitori durante il tragitto. Nel nostro Paese sono quasi 23 mila quelli censiti, di cui oltre 12 mila sbarcati quest’anno. In Lombardia ce ne sono poco meno di tremila.

L’85 per cento di loro è maschio e ha 15 anni o più. La maggior parte arriva da Egitto (circa 5.350 minori), Ucraina (4.50), Tunisia (1.800), Guinea (1.200) e Albania (1.150). Con l’impennata di sbarchi senza precedenti negli ultimi anni sulle coste del Mediterraneo, il loro numero è aumentato rapidamente negli ultimi mesi, mettendo in crisi le strutture e le procedure create per accoglierli.

Cosa dice la legge

La normativa europea vieta agli Stati di espatriarli e prevede che siano ospitati con modalità e spazi separati da quelli per gli adulti. Nel 2017 l’Italia ha approvato la legge Zampa, che per la prima volta in Europa rende obbligatoria l’accoglienza dei minori non accompagnati e predispone due forme di tutela: l’affido in famiglia e il tutore volontario.

Tuttavia, a causa della ritardata e carente approvazione dei decreti attuativi, rimasti chiusi in un cassetto ministeriale per anni, il sistema non è decollato e nel 2022 solo 3.500 minori erano stati affidati alle reti del sistema di accoglienza.

Molti restano gestiti in un’ottica emergenziale. Le regioni che ne accolgono di più sono la Sicilia (4.621 minori, il 22 per cento del totale), la Lombardia (2.764, il 13,2 per cento), l'Emilia-Romagna (1.727, l'8,3 per cento) e la Calabria (1.669, il 8 per cento).

L’accoglienza: Comuni contro il Governo

Con l’impennata di arrivi delle ultime settimane, molti amministratori comunali hanno affermato di non essere più in grado di ospitarli garantendo loro un alloggio e un percorso di integrazione adeguato. Sia le strutture ordinarie che i centri aperti in emergenza sono sovraffollati. E in tutto questo i Comuni lamentano la scarsità di risorse inviate dal Governo.

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale pretendendo dallo Stato il rimborso delle spese dell'accoglienza. La città, ha spiegato Gori, ospita più di 250 minori migranti “in costante aumento. Tutte le strutture del nostro Comune sono sature, gli ultimi li abbiamo dovuti sistemare addirittura in Friuli-Venezia Giulia. I nostri servizi sociali non hanno trovato neanche un posto libero più vicino”.

Secondo il sindaco, negli ultimi cinque anni il comune di Bergamo ha speso oltre 5,5 milioni di euro per interventi legati all’accoglienza di minori che non rientrerebbero nel proprio ambito di competenza, ma di quello dello Stato. L’accoglienza di un minore costa, al Comune dai 100 ai 120 euro al giorno e la Lombardia ne ospita quasi 2.800. Lo Stato, lamentano i comuni, deve fare la sua parte. In risposta, il ministero dell’Interno ha definito “surreali” le polemiche sollevate dai sindaci. 

I rischi della mancata accoglienza

La carenza nelle reti di accoglienza aumento il rischio di allontanamento dei ragazzi. Sono diverse migliaia – non c’è una stima precisa – quelli “irreperibili”. Il rischio è che finiscano nelle maglie della criminalità, dello spaccio e, nel caso delle femmine, della prostituzione. Molti di loro, ha segnalato a più riprese il ministero del Lavoro, vengono spesso sfruttati nei cantieri e nei campi.