STEFANIA TOTARO
Cronaca

Monza, l'editore Davide Erba indagato per bancarotta ottiene il secondo “no” al sequestro contabile

I giudici del Tribunale del Riesame di Monza hanno annullato anche il secondo provvedimento dei pm monzesi nei confronti dell’imprenditore di Biassono. La Procura ricorrerà in Cassazione

L'imprenditore Davide Erba oggi vive a Dubai

L'imprenditore Davide Erba oggi vive a Dubai

Monza, 26 novembre 2024 – Secondo annullamento del sequestro disposto dalla Procura di Monza di tutta la documentazione societaria di Davide Erba, indagato per bancarotta fraudolenta e indebita compensazione di crediti di imposta come editore dello storico bisettimanale brianzolo Il Cittadino. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Monza, che già aveva detto no al primo sequestro di documenti, pc e telefoni cellulari relativi alle attività dell'imprenditore 44enne di Biassono che ora vive a Dubai. I giudici avevano già annullato il primo sequestro all'editore ritenendo che non sussistano elementi per indagare per bancarotta fraudolenta del giornale e la Procura ha già deciso che ricorrerà in Cassazione.

Le ipotesi di reato

Per il sequestro bis i magistrati hanno però poi aggiunto l'ipotesi di reato di indebita compensazione di crediti di imposta riferendosi a "debiti tributari a cinque zeri compensati dopo la notizia delle indagini con un'attività sistematica di compensazioni con crediti certificati", come i "costi di formazione per oltre 50 dipendenti dal 2020 al 2022 quando, invece, per l'Agenzia delle Entrate, i dipendenti erano 15 e sono poi diventati 7". Per i pm il dubbio è che "questi crediti, di cui manca la documentazione, non esistano" quindi "la sistematica omissione del versamento di imposte potrebbe rivelarsi dolosa" ed essere "ulteriore indizio che i soldi non ci sono ed elemento a sostegno dell'ipotesi di bancarotta fraudolenta".

Ma il Riesame ha risposto picche e si attende la motivazione. Ora pende solo il ricorso presentato dal difensore di Erba, l'avvocato Attilio Villa, sulla documentazione sequestrata nelle società romane che si sono occupate della certificazione dei crediti in compensazione, che viene discusso oggi.