CARLA MARIA CASANOVA
Cronaca

Teatro alla Scala, i costumi di Maria Callas rivivono con la sua voce/ FOTO

La mostra sulla 'Divina' al Museo della Scala fino al 31 gennaio 2018

Un abito da scena della Callas esposto al Museo della Scala assiema a oggetti e gioielliDue diversi costumi della Divina e, in alto, il soprano in camerino durante la sua apoteosi scaligera Quest’anno cade il quarantennale della morteALBUM Al centro un bellissimo ritratto della Callas A seguire un momento della mostra, una parure da scena e un altro costume

Milano, 15 settembre 2017 - Parigi 16 settembre 1977. Scomparsa di Maria Callas. Sono passati 40 anni. La Scala la ricorda con una mostra «Maria Callas in scena- Gli anni della Scala» a cura di Margherita Palli in atto fino al 31 gennaio 2018, tutti i giorni dalle 9.00 alle 17.30. Parlare della Callas non è una passeggiata. In qualsiasi modo la sia voglia considerare, è quella che ha stravolto il mondo della lirica. Non per niente la storica cifra A.C. nel campo del melodramma è interpretata «ante Callas». Lei non c’è più. Ma di nessun’altra artista lirica è rimasta nel tempo memoria così tenace. Drammatica fu la sua avventura personale . E tribolatissima anche la sua vita artistica, alla quale nulla venne perdonato. Pagò i suoi trionfi e il suo ruolo storico di essere la prima, l’unica, l’innovatrice, con campagne denigratorie intollerabili, se pensiamo a quello che stava dando al mondo della musica.

La mostra al Museo Teatrale alla Scala è alloggiata nello spazio al piano superiore e la curatrice Margherita Palli ha dovuto fare i salti mortali per alloggiare parte dell’immenso materiale dell’irrinunciabile patrimonio del mitico Erio Piccagliani, fotografo scaligero titolare di quegli anni. Ci sono i costumi, di tutte le opere fuorché della Traviata (figurini di Lila de Nobili): nel 1959 furono venduti allo Staatsoper di Vienna e lì spariti, in circostanze mai chiarite. Di Traviata è esposto il collier portato sull’abito nero (I atto) e il costume rosso del ballo in casa di Flora, ricostruito dagli allievi della Accademia della Scala. Tutti gli altri costumi sono autentici, «rinfrescati» con grande maestria. Sono belli, alcuni bellissimi, ma un abito su un manichino è sempre un indumento senza vita. Forse si potrebbe creare un contesto simile a una scena, con grandi immagini, proiezioni? Oggi i mezzi digitali non mancano. Le molte fotografie (e la voce trasmessa) sono i documenti più pregnanti, da dove si segue anche l’evoluzione fisica di Maria Callas che, incontrato Visconti quando era ancora formosa, capì di dovere acquistare una figura diversa. Il suo modello, allora, pare fosse diventato Audrey Hepburn.

La testimonianza di più grande interesse resta il filmato in apertura della mostra. Interviste, istantanee, momenti rubati, dichiarazioni. Visconti che dice «una donna eccezionale e una cantante straordinaria. Addirittura ineguagliabile.» Fu lei a farlo decidere di varcare la porta della Scala. La diresse in La Vestale, La Sonnambula, La Traviata, Anna Bolena, Ifigenia in Tauride, spettacoli memorabili. Maria Callas, all’inizio Meneghini Callas, debuttò alla Scala il 12 aprile 1950, in una ripresa di Aida per la Fiera Campionaria, riprendendo la titolare Renata Tebaldi. Non fece scalpore benché avesse colpito al suo debutto italiano, il 2 agosto 1947, all’Arena di Verona, con La gioconda. Lei sulla Scala aveva «mire» assolute e, dopo quell’anonima recita di Aida pronosticò «adesso sono entrata dalla porta di servizio, ma la prossima volta sarà la porta principale.» Le bastò poco più di un anno. Il 7 dicembre 1951 inaugurava La Scala con I Vespri siciliani diretti da Victor de Sabata. Il resto è storia.