Milano, 16 gennaio 2021 - Non è solo un fatto calabrese. L'avvio del maxi processo "Rinascita-Scott" contro i clan della 'ndrangheta nel Vibonese, che si apre fra imponenti misure di sicurezza nell'aula bunker della Corte d'Appello, realizzata nell'area industriale di Lamezia Terme, è un segnale per le 'ndrine tutte. E di tutta Italia. Un evento di portata nazionale, come fu il maxi processo Falcone Borsellino, che assume una valenza particolarmente significativa per la Lombardia, dove la 'Ndrangheta negli anni si è infiltrata e ha fatto affari. E dove si sono svolte imponenti operazioni con arresti e sequestri di droga e beni.
Numeri record
Era l'alba del 19 dicembre 2019 quando scattò il blitz di 3.000 carabinieri che avevano come obiettivo la cattura di oltre 300 tra boss e affiliati alle cosche della 'ndrangheta del vibonese e dei loro collegamenti con il mondo istituzionale, politico, imprenditoriale e della massoneria deviata. Adesso, a poco più di un anno di distanza, inizia in Calabria il processo più imponente mai celebrato alle 'ndrine: 355 imputati - altri 89 hanno scelto l'abbreviato e il processo inizierà il 27 gennaio - centinaia di avvocati e parti civili. Per poterlo fare è stata realizzata a tempo di record un'aula bunker nell'area industriale di Lamezia Terme con il costante interessamento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Alla sbarra i presunti boss e affiliati alle più potenti cosche del vibonese, a cominciare dai Mancuso dei Limbadi, in ottimi rapporti con i De Stefano di Reggio Calabria ed i Piromalli di Gioia Tauro ed a capo del "crimine" della provincia di Vibo Valentia con compiti di collegamento con la provincia di Reggio e il crimine di Polsi, vertice assoluto della 'ndrangheta unitaria.
Lombardia terra di 'Ndrangheta
Le ramificazioni della 'Ndrangheta in Lombardia si sono fatte negli anni sempre più consistenti, come dimostrano i blitz delle forze dell'ordine che hanno assestato importanti colpi al patrimonio dei clan, portando i cella alcuni affiliati e boss di spicco. Ma anche imprenditori legati a doppio filo alle 'ndrine. Com'è avvenuto lo scorso ottobre, quando Giuseppe Carvelli, pluripregiudicato per narcotraffico, legato alla potente cosca di ’ndrangheta dei Mancuso di Limbadi, e al vertice della catena di ristoranti "Giro-pizza Tourlé" è tornato in carcere insieme ad altre 8 persone, dopo l’inchiesta "Amleto". Quell’operazione conclusa a novembre 2019 aveva fatto luce su una rete di prestanomi impiegati proprio da Carvelli per investire nei locali i proventi del traffico di stupefacenti: aveva iniziato con 400mila euro per una pizzeria di Sesto San Giovanni e poi si era allargato fino ad arrivare a Torino. Ma negli anni le operazioni contro la 'Ndrangheta sono aumentate in modo esponenziale in Lombardia, infliggendo duri colpi ai clan, come a gennaio 2019 con l’operazione “Ossessione”, finita con 25 arresti per traffico di droga internazionale. A dare la svolta alle indagini era stato il ritrovamento, nel 2018, di un deposito di droga e armi a Milano..
Numeri record
Era l'alba del 19 dicembre 2019 quando scattò il blitz di 3.000 carabinieri che avevano come obiettivo la cattura di oltre 300 tra boss e affiliati alle cosche della 'ndrangheta del vibonese e dei loro collegamenti con il mondo istituzionale, politico, imprenditoriale e della massoneria deviata. Adesso, a poco più di un anno di distanza, inizia in Calabria il processo più imponente mai celebrato alle 'ndrine: 355 imputati - altri 89 hanno scelto l'abbreviato e il processo inizierà il 27 gennaio - centinaia di avvocati e parti civili. Per poterlo fare è stata realizzata a tempo di record un'aula bunker nell'area industriale di Lamezia Terme con il costante interessamento del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Alla sbarra i presunti boss e affiliati alle più potenti cosche del vibonese, a cominciare dai Mancuso dei Limbadi, in ottimi rapporti con i De Stefano di Reggio Calabria ed i Piromalli di Gioia Tauro ed a capo del "crimine" della provincia di Vibo Valentia con compiti di collegamento con la provincia di Reggio e il crimine di Polsi, vertice assoluto della 'ndrangheta unitaria.
Ficarra e Picone: "Rompiamo il silenzio"
Con un post su Instagram anche il duo comico Ficarra e Picone interviene su un fatto: "Oggi, nel silenzio di chi considera importante solo la crisi di Governo, è iniziato a Lamezia Terme il maxi processo "Rinascita Scott" alla 'ndrangheta. Mai come oggi è importante che tutti sappiano che, uomini dello Stato, sono in prima fila per colpire con la Giustizia le mafie nel nostro Paese. Su tutti quattro magistrati (il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, e i pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso), i giudici della Corte. E con loro le donne e gli uomini delle forze dell'Ordine. Eppure la notizia, purtroppo, sta passando in quarta o quinta fila, a volte persino dimenticata. Rompiamo il silenzio".