Milano – Un cappellino rosa sulla testa. Una tutina dello stesso colore. E una coperta per tenerlo al riparo dal pavimento gelido del pianerottolo al primo piano. Via degli Apuli 4, casermone popolare con i muri scrostati e i topi che sbucano dai sacchi della spazzatura accatastati nel cortile interno. Quartiere Giambellino, Milano. Gamal Ghobrial, egiziano di 53 anni, apre la porta di casa poco dopo le 16 e trova il bambino sullo zerbino: non piange, non fa un fiato, sembra in buone condizioni, pesa 3,3 chili e ha meno di un mese di vita. Lì accanto c’è un biglietto in arabo.
Quattro righe scritte al computer su un foglio A4: “Sua madre è morta durante il parto e io non ho la capacità di crescerlo da solo. Io vivo vicino a te. Ti chiedo di prenderti cura di mio figlio, in modo che io possa essere rassicurato su di lui e finché i miei affari non saranno sistemati. Appena”. Un messaggio che sembra far pensare a una richiesta di aiuto temporaneo, più che a un abbandono definitivo, almeno nelle intenzioni di chi lo ha composto: “Finché la mia situazione non migliorerà”, è la traduzione alternativa che non cambia la sostanza.
Pochi secondi dopo, Gamal è già al telefono con la centrale operativa dei carabinieri di via Moscova. In pochi minuti, i sanitari di Areu arrivano all’ingresso della scala H, avvolgono il neonato in una coperta termica e lo trasportano in ambulanza alla clinica De Marchi: verrà sottoposto a tutti gli esami clinici del caso, a cominciare dalle analisi del sangue, per accertare il suo effettivo stato di salute. Negli stessi minuti, è stata fatta la segnalazione agli assistenti sociali del Comune, che a loro volta hanno informato il pm di turno del Tribunale dei minorenni di Milano.
Nel frattempo, sono scattate le indagini per cercare di risalire ai genitori del bambino. Innanzitutto, bisogna accertare se il contenuto del biglietto sia vero, e cioè se una donna sia morta nelle scorse settimane dopo aver partorito: una verifica preliminare non ha rintracciato casi del genere nel recentissimo passato, ma gli accertamenti sono ancora in corso.
In secondo luogo, gli investigatori dell’Arma cercheranno di identificare l’altro genitore, quasi certamente l’autore del biglietto, che ha lasciato un indizio in quelle poche righe: "Vivo accanto a te", facendo ipotizzare a Gamal che si tratti di una persona che abita in via degli Apuli o in qualche strada vicina e che magari l’ha incrociato insieme ai suoi bambini.
In ogni caso, l’uomo rischia l’accusa di abbandono di minore, che in una situazione del genere può essere esclusa, secondo un pronunciamento della Cassazione, solo nel caso in cui il neonato venga lasciato "in condizioni tali da essere certamente e immediatamente raccolto dalla pubblica o privata assistenza (ad esempio all’ingresso di un ospedale)".
Davanti alla porta che conduce alla scala H c’è una telecamera di videosorveglianza funzionante, che potrebbe aver ripreso l’arrivo dell’uomo con il bambino tra le braccia; altri occhi elettronici sono installati in altri punti del complesso, e pure in questo caso i filmati verranno passati al setaccio per provare a isolare frame utili alle indagini. Resta da capire pure se il bambino sia stato registrato: la legge prevede che la dichiarazione di nascita debba avvenire entro 10 giorni dal parto.