Green pass e cortei di protesta, arriva la forte stretta del Viminale sulle manifestazioni che in più di un caso hanno paralizzato il traffico e suscitato episodi di violenza, quando non addirittura visto aumentare il numero dei contagi nei giorni successivi. La linea del ministro Luciana Lamorgese è molto dura: diritto di manifestare, garantito dalla Costituzione, ma precise regole per mantenere l’ordine pubblico. Ecco dunque le novità: non potranno più esserci cortei che attraversano i centri storici e le strade dello shopping, i manifestanti dovranno stare lontano dagli obiettivi sensibili e — a meno che non ci siano particolari esigenze e garanzie — potranno organizzare soltanto dei presidi fissi o dei sit-in.
Oltre ai disordini di Milano, dove il corteo aveva cambiato itinerario rispetto a quello annunciato, causando una serie di problemi al traffico, e dove alcuni giornalisti erano stati aggrediti mentre documentavano la manifestazione, un peso importanto l’ha giocato la partita di Trieste, dove i presidi dei portuali hanno coinciso con un forte incremento del numero dei contagi, Non a caso oggi il Friuli venezia Giulia è una delle regioni più a rischio di cambio colore. Dopo il blocco del porto e di una parte della città, il prefetto Valeri aveva già firmato un’ordinanza che vietava le piazze dei Trieste a qualsiasi forma di contestazione.
Il caso più clamoroso ed eclatante di disordini resta però quello che ha visto l’assalto di Forza Nuova alla sede della Cgil e gli scontri andati avanti fino a tarda sera con le forze dell’ordine, episodio che aveva determinato anche una serie di arresti tra cui quelli del leader di Forza Nuova Roberto Fiore e del responsabile romano Castellino. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha inviato a prefetti e questori una serie di direttive precise, valide già a partire da per questo weekend, quando tutti i comitati provinciali convocati in tutti i luoghi dove sono state chieste autorizzazioni a scendere in piazza dovranno tenerne conto.
L’obiettivo, spiega il Viminale è anche quello di «garantire i diritti di chi dissente proteggendo però le attività economiche e la salute dei cittadini». Già nel 2009 un provvedimento analogo, la cosiddetta direttiva Maroni, venne appliato con successo. Positivi i primi commenti dal Parlamento. “Le regole del Viminale sulle manifestazioni vanno nel senso giusto. Una minoranza per esporre le sue ragioni non può “sequestrare” una maggioranza. Né danneggiare pesantemente le attività economiche. Inoltre, la salute pubblica va tutelata. Legittimo manifestare, ma nelle regole.” Lo scrive su twitter Enrico Borghi, della segreteria Pd, responsabile Politiche per la sicurezza.
Un plauso al ministro anche dalla Lombardia: "Le restrizioni sulle manifestazioni da parte del Viminale? Ci sono due ragioni: la prima di carattere sanitario perche' aumentano i contagi come e' successo a Trieste, manifestazioni senza mascherina sono ad altissimo rischio e poi il loro parere non deve incidere sull'attivita' dei commercianti. Una manifestazione va bene, ma bloccare il giorno in cui si lavora di piu' non e' corretto", dice il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Da Trieste il sindaco Roberto Dipiazza assume una posizione molto decisionista sulla stretta ai cortei No pass. «Se è davvero così, stappo lo champagne» dice al Corriere. L'idea è di consentire solo le manifestazioni statiche in un luogo definito: «Magari, li metteremo tutti a Porto Vecchio, lontano da alberghi, ristoranti e negozi che in questo periodo stanno subendo danni enormi» commenta. Se fosse al governo, Dipiazza farebbe addirittura «come ai tempi delle Brigate Rosse: leggi speciali. Allora c'era l'emergenza terrorismo, oggi c'è la pandemia ma il periodo è sempre drammatico. A mali estremi, estremi rimedi».
Il sindaco riconosce il diritto di manifestare, «ma con dei limiti. E il limite maggiore - spiega - è il diritto degli altri alla salute e al lavoro. E queste continue manifestazioni lo violano, come dimostra il focolaio fra i manifestanti». A livello locale, «stiamo pensando a nuove misure. Dobbiamo anche tener conto che una parte della città si sta ribellando: ci sono 60mila firme favorevoli al Green pass. Sono moltissime, è la stragrande maggioranza della gente». Con la pandemia in città va «malissimo. Io non voglio più zone gialle, arancioni, rosse e chiusure. Non è possibile che un'intera città venga rovinata...».