Brescia - Sono più di un migliaio gli operatori sanitari lombardi non vaccinati contro Covid, che dall’1 novembre non risultano più sospesi dai relativi ordini, per effetto del decreto 162 che ha anticipato la scadenza dell’obbligo vaccinale anti-Covid al 31 ottobre. L’ultima fotografia di Regione Lombardia di gennaio (dopo accertamenti e comunicazioni sono passati da Ats a Ordini) parlava di circa un migliaio di sospensioni, di cui 670 accertate e 468 in itinere. Pochi i medici (27 sospesi, 31 in corso di accertamento), mentre la maggior parte di chi non aveva adempiuto all’obbligo vaccinale era personale infermieristico (oltre 400 in Lombardia).
Da ieri, gli ordini professionali stanno provvedendo al reintegro, che ha effetto dall’1 novembre e che riguarda anche il personale in pensione. Dai primi dati comunicati dagli ordini, emerge che nel Bresciano sono 174 gli infermieri che erano stati sospesi, 65 il personale delle professioni sanitarie e 88 i medici (nessuno ospedaliero). A Bergamo ritorneranno al loro lavoro 68 camici bianchi e 135 infermieri, a Como 95 infermieri, a Cremona 31 operatori delle professioni sanitarie, a Lecco 51 infermieri, nel Lodigiano 10 medici, nel Varesotto 148 infermieri ("sono stati informati tutti quanti in giornata", spiega Aurelio Filippini, presidente Opi di Varese) 32 medici e 134 personale sanitario, mentre per Milano si stima la presenza di 250 non vaccinati solo tra i medici. "Per quanto riguarda gli infermieri – spiega Stefania Pace (nella foto) , presidente dell’Ordine di Brescia e coordinatrice degli Opi Lombardia – in base a quanto indicato dalla Federazione, abbiamo dato comunicazione tramite Pec e raccomandata agli iscritti, che poi provvederanno a contattare il proprio datore di lavoro". Pace tiene a ribadire il ruolo di mero esecutore degli ordini.
«Noi abbiamo adempiuto alla legge, come enti sussidiari dello Stato – sottolinea – ma continuiamo a credere nell’efficacia dei vaccini e della scienza". Ora il vero nodo sarà la gestione in ospedali e Rsa, che, a tutela dei più fragili, continuano a chiedere il Green pass ai visitatori, ma che si troveranno in corsia personale, seppur residuale rispetto al totale, che non ha neanche una dose di vaccino (la Regione ha stabilito che, comunque, si continueranno ad utilizzare i dispositivi di protezione individuale). "Questa situazione crea confusione e potrebbe portare a distorsioni di comportamento", evidenzia Pace.