
Teresa Costanza insieme al fidanzato
Zelo Buon Persico (Lodi), 17 gennaio 2016 - Dieci mesi, oggi, ma la speranza non è svanita, come l’angoscia. Cresciuta con il “giallo” degli anelli. «Abbiamo fiducia negli inquirenti. Siamo sicuri che il caso sarà risolto, riteniamo che la Procura sia vicina a chiudere il cerchio». Rosario Costanza, il papà di Teresa, la trentenne di Zelo Buon Persico uccisa il 17 marzo dello scorso anno con il fidanzato di 29 anni, Trifone Ragone, nel parcheggio del palasport di Pordenone, resta aggrappato a un filo di speranza. La speranza di dare un nome e un cognome a un assassino che dieci mesi fa tese l’agguato ai due fidanzati e sparò. Tre colpi per lui, due per lei. Mentre si trovavano nella loro auto.
Per il duplice delitto, al momento, ci sono due indagati: Giosuè Ruotolo 26enne di Somma Vesuviana, commilitone di Trifone con cui aveva pure condiviso l’appartamento per un paio d’anni (prima che quest’ultimo andasse a convivere con Teresa), e la fidanzata di Giosué, Rosaria Patrone, 24 anni, studentessa, anche lei residente a Somma Vesuviana. Entrambi continuano a proclamarsi innocenti.
Gli inquirenti, in Friuli Venezia Giulia, lavorano nel silenzio. Ma negli ultimi giorni sono emerse alcune novità che lasciano ipotizzare che sia vicina una nuova svolta. Giovedì un’amica del caporal maggiore Ragone, è stata sentita per oltre tre ore in Procura. È arrivata verso le 10 del mattino e ha lasciato il palazzo di giustizia dopo le 13.30. A lei sarebbe stato chiesto conto soprattutto dei rapporti tra Trifone e i commilitoni in generale e, soprattutto, con i coinquilini di via Colombo (da dove Ragone si era trasferito in via Chioggia con la fidanzata dal primo maggio 2014). Prima d’ora non era mai stata sentita.
Nei prossimi giorni altri commilitoni potrebbero essere riconvocati per fornire altre spiegazioni su situazioni o dettagli emersi dagli accertamenti e da mettere ulteriormente a fuoco. Tutto adesso potrebbe essere rivalutato. Un altro elemento inquietante e che getta nuove ombre sull’accaduto riguarda il giallo dei tre anelli che Teresa portava al dito nel giorno dell’omicidio. Risulta che siano spariti. Una delle ipotesi è che l’assassino li abbia presi come ‘trofeo’ per l’efferato delitto commesso. Perché un atto simile? Quale messaggio sottende?
Il padre di Teresa, non sa dare risposte. «Questa cosa degli anelli di Teresa che non si trovano più risulta anche a noi – conferma papà Rosario –, però non sappiamo se effettivamente qualcuno li ha rubati o altro. Stiamo aspettando delle risposte dai procuratori anche su questo aspetto. Abbiamo avuto un incontro con loro l’ultima volta circa un mese fa. E ci sono sembrati avere le idee chiare. Crediamo possano essere vicini a scoprire la verità su quello che è accaduto quel pomeriggio». Rosaio Costanza sta condividendo questi mesi di dolore con la moglie Carmelina, il primogenito Calogero di 33 anni e il figlio più piccolo, Sergio di 26 anni. «Noi non conosciamo nè abbiamo mai visto né Giosué Ruotolo né Rosaria Patrone – conclude il signor Costanza –. Pare addirittura che nemmeno Teresa li abbia mai conosciuti. Almeno a noi non ne ha mai parlato. Siamo qui, in attesa fiduciosa dei nuovi sviluppi».
tiziano.troianello@ilgiorno.net