GUIDO BANDERA
Cronaca

Piccoli e isolati, i paesi Covid-free della Lombardia

Quasi duecento in tutta la regione a zero contagi

Uno scorcio di Curiglia con Monteviasco

Milano, 10 maggio 2020 - Cos’ha in comune Alagna, nella pianura della Lomellina, con Agra, che sta abbarbicata sulle Prealpi e si affaccia sul lago Maggiore, sponda lombarda? Nulla, se non le dimensioni (822 abitanti una e 412 l’altra) e un tradizionale, antico, isolamento dalle grandi vie di comunicazione. E un terzo, importantissimo fattore. Essere fin qui rimaste immuni dalla nuova peste: il coronavirus.

Zero contagi, sinora, per i piccoli borghi lombardi. Il più grande qualche migliaio di abitanti, il più piccolo meno di cinquanta. Sono in tutto 186 i piccoli e piccolissimi centri che sono rimasti fuori dal disastro. Hanno subìto come gli altri il dramma del lockdown. Hanno sofferto, perdendo magari il conforto dell’unico bar-ristorante, come Maccastorna, nella Bassa Lodigiana, che nella provincia della prima Zona Rossa d’Italia, era e resta il Comune più piccolo. Ma in quel territorio martoriato sono tante le realtà dove il virus non ha attecchito: Cornovecchio, a due passi da Maleo e Castiglione d’Adda, uno dei territori più colpiti. Stessa storia anche nel Pavese, dove l’Oltrepò con i suoi tornanti e le sue vigne, come la Lomellina di campi e risaie, contano decine di piccolissime realtà senza malati di coronavirus. Da Calvignasco a Brallo, da Codevilla a Bosnasco e Cecima. Sarà forse necessario uno studio approfondito, dopo la fine della crisi, per comprendere come questa anomalia sia stata possibile in questi centri e non in altri, altrettanto piccoli, che sono stati letteralmente devastati.

L’isolamento, certo, contribuisce. È il caso della valle di Dumenza, nel Varesotto, quel tortuoso percorso che da Luino sale attraverso i monti e sbuca sopra la Svizzera, fra il Lago Maggiore e il Monte Lema conserva diverse di queste realtà. Agra, appunto, ma anche Curiglia. E nel Varesotto, già meno colpito di altri territori dal virus, molti altri paesi spiccano nell’elenco. Come anche i centri comaschi delle valli laterali dell’Intelvese, Pigra e Blessagno due piccoli ma evidenti esempi. E poi la Valtellina. Dove i numeri bassi e le dimensioni ridotte degli abitati hanno consentito di non risentire troppo dell’ondata di piena del Covid, se non quando l’isolamento era già stato imposto. E se la bassa Comasca è stata come la Brianza, lecchese e monzese, toccata nel profondo dalla pandemia, sono i centri più distanti delle grandi vie di comunicazione. Unica lezione, in attesa di un serio studio epidemiologico in Lombardia, che si può trarre da questo spaccato di realtà: anche il paese in cui si vive può fare la differenza fra la vita e la morte.