Controllo dei lavori alle paratie: l’Anticorruzione setaccia le procedure

I commissari: da valutare l’incompatibilità dell’ingegnere del Comune di ROBERTO CANALI

RITARDI La costruzione delle paratie è ferma ormai da tre anni e il costo è già più che raddoppiato prima della fine (Cusa)

RITARDI La costruzione delle paratie è ferma ormai da tre anni e il costo è già più che raddoppiato prima della fine (Cusa)

Como, 29 novembre 2015 - Dopo aver smontato, pezzo per pezzo, la terza variante che doveva essere il capolavoro di Mario Lucini, l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) è tornata a bussare a Palazzo Cernezzi per chiedere ulteriori chiarimenti sul cantiere delle paratie. È da un anno che i commissari di Raffaele Cantone tengono sotto scacco l’opera più importante del Comune di Como. Gli uomini dell’Anac sono tornati alla carica, ipotizzando una presunta incompatibilità del direttore lavori e chiedendo chiarimenti sull’unica vasca antiesondazione finora realizzata. Una questione, quella della possibile incompatibilità dell’ingegner Pietro Gilardoni, scelto dal Comune anche se in passato aveva svolto delle consulenze per conto di Sacaim, l’azienda appaltatrice dei lavori sul lungolago, già sollevata anche dalle opposizioni.

Sotto la lente d’ingrandimento prima delle minoranze e ora dell’Anticorruzione, il ruolo svolto da Gilardoni nel 2007 e nel 2008, quando da libero professionista collaborò con il colosso veneto artefice del Mose per uno studio dei fabbricati prospicenti il lungolago, salvo poi trovarsi pochi anni dopo a svolgere il ruolo di controllore dello stesso cantiere per conto del Comune. «Il rapporto di collaborazione era noto prima dell’affidamento dell’incarico pubblico – si era difeso il sindaco, confermandogli la fiducia – per questo non abbiamo ritenuto che fosse ravvisabile alcuna incompatibilità». Entro i prossimi dieci giorni la stessa risposta, probabilmente articolata meglio, dovrà essere spedita a Roma ai commissari dell’Anticorruzione, ai quali bisognerà fornire anche alcune specifiche sull’unica vasca finora realizzata per raccogliere le acque del lago in piena. Comunque vada c’è ben poco da essere ottimisti, con un cantiere fermo da ormai tre anni, il cui costo è già raddoppiato ancor prima di finire. Non solo, ogni giorno di fermo cantiere rischia di costare al Comune diecimila euro di penali e il conto rischia di essere ancor più salato. Se l’Anticorruzione dovesse confermare la bocciatura alla terza variante si dovrà riprogettare tutto da capo, rimanendo completamente fermi almeno per altri due anni. A meno di non decidere di tirare dritto, rischiando però poi di vedersela con Cantone e i suoi di fronte al Tar, con l’aggiunta della Corte dei Conti che in passato aveva aperto un suo procedimento sul cantiere. Qualunque sia l’esito, la storiaccia rischia d’impantanare l’amministrazione di Como per chissà quanto ancora.

di ROBERTO CANALI