PAOLA ARENSI
Cronaca

Proiettili agli assistenti sociali, la presidente dell'Ordine:"Non siamo dei ruba bambini"

Manuela Zaltieri a Lodi: servono prevenzione e valutazione accurata del rischio

Bambini

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Lodi, 30 gennaio 2025 – “Siamo uno strumento di protezione e tutela dei minori, invece veniamo considerati dei ‘ruba bambini’. Lavoriamo correndo molti rischi, perché siamo in prima linea”.

La presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Lombardia Manuela Zaltieri torna sulla vicenda “dei proiettili” di inizio 2025. Fatti che hanno scosso i colleghi lodigiani: ”Su consiglio degli inquirenti, abbiamo dovuto aspettare due settimane per parlarne, ma rendiamoci conto: il direttore e due colleghi assistenti sociali del servizio Tutela minori di Lodi, si sono visti recapitare, via posta, due proiettili ciascuno. E certamente questo dimostra i pericoli che corriamo nello svolgimento di questa delicata professione. Ecco perché servono prevenzione e valutazione accurata del rischio”. E ancora: ”Anche perché veniamo raccontati con una versione distorta della realtà, siamo dipinti come dei “ruba bambini”, che si accaniscono contro i genitori. Invece la nostra è una professione di aiuto, non attacco e di controllo, tutela a protezione dei bambini che, a volte, purtroppo, soffrono e altrimenti nessuno tutelerebbe” insiste. Con una precisazione: ”Lo facciamo però, per estrema tutela dei coinvolti, in rete con altri enti e alla fine è il Tribunale, non noi, a emettere decreti e a prendere provvedimenti. Sono però spesso di aiuto, non solo punitivi. La funzione non è accusare qualcuno di essere un cattivo genitore, ma l’obiettivo è anzi, aiutare i nuclei familiari e proteggere i soggetti più fragili all’interno dello stesso” ribadisce.

Poi la spiegazione di come si lavora: ”Gli assistenti sociali sono i primi interlocutori. Noi affrontiamo in maniera diretta le persone, cercando di spiegare problematiche e possibili aiuti da offrire. Un lavoro di supporto e di sostegno alle famiglie. La narrazione distorta, invece, non riconosce la legittimità dell’intervento. Che però non è una cosa fine a sé stessa”. Quindi un accenno alle situazioni che questi professionisti si trovano a dover affrontare: ”Ci sono bisogni di cura, accudimento, attenzione, problemi di povertà educativa dilagante. Senza di noi, chi interverrebbe? Chi provvederebbe a cercare di cambiare le cose? E’ vero, i cambiamenti sono sempre lenti, perché intervieni nella sfera familiare, con abitudini, stili di vita etc. Ma qualcuno deve agire. Anche se, purtroppo, a quanto pare, noi spesso diventiamo il capro espiatorio! Speriamo che le cose cambino” conclude e auspica la professionista.