Roma, 23 gennaio 2021 - “È molto grave per il numero di bambini che si possono raggiungere grazie ai social che moltiplicano enormemente il numero degli incidenti gravi e delle morti”. Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi) e della International psychoanalytical association (Ipa), attacca duro il social network più usato dagli adolescenti, dopo la tragedia di Palermo, in cui una bambina è morta durante una sfida, lanciata proprio su TikTok, strangolandosi. “Da sempre i piu’ piccoli non sanno distinguere la fantasia dalla realtà: in passato cadevano dalla finestra per cercare di volare come Peter Pan o facevano incidenti stradali con le auto del padre per imitare il telefilm di Supercar: in questo modo ne sono morti tantissimi”. Inoltre, “i bambini non vogliono morire, mai - spiega Lucattini - Il problema è che non sanno che può succedere, quindi succede per errore”. “Sarebbe bene che, per fare prevenzione, la scuola insegnasse il coding, con un esperto informatico che in classe mostrasse come viene programmato un tik tok, perché così i bambini capirebbero che è solo un gioco: «Ma allora non e’ vero!» è la loro prima reazione”. Quanto agli smartphone, “non sono di per sè pericolosi, ma sono giocattoli e per esempio nei bambini disabili si rivelano molto utili per i processi di riabilitazione”, aggiunge la psichiatra. Anche i genitori devono però avere il loro ruolo nel limitare l’uso dei social “e farne comprendere ai figli la pericolosità - sottolinea Lucattini - per esempio non dando ai bambini una scheda dati e non permettendo loro di utilizzare internet fuori casa. Potrebbero, invece, munirsi di un servizio wifi e lasciare che i figli ne facciano uso solo quando si trovano in famiglia. In ogni caso, ai bambini non dovrebbe mai essere consentito di chiudersi nella loro stanza e le chiavi andrebbero tolte”. Da non dimenticare poi - fa notare l’esperta - che i ragazzi a partire dagli 8-9 anni “vorrebbero sempre diventare indipendenti e quindi provano a fare delle cose come i grandi: non perché siano ribelli ma si tratta di uno sviluppo normale del bambino, anche se li espone a pericoli se non sono sorvegliati”. «Una misura ipocrita e inutile». Così il Codacons giudica il blocco disposto dal Garante per la privacy nei confronti di TikTok. Sul blocco del social decretato dal Garante interviene però in modo critico il Codacons. “Il provvedimento del Garante non colpisce il cuore del problema, che è quello dei rischi legati ai social network, della violenza che dilaga su tali piattaforme e delle conseguenze che hanno sullo sviluppo mentale dei più giovani - spiega il presidente Carlo Rienzi - Intervenire solo su Tiktok avrà come unica conseguenza quella di spostare i minori verso altri social, senza risolvere realmente il problema“. “Nonostante decine e decine di denunce presentate dal Codacons contro immagini violente e pericolose pubblicate sui social, e contro alcuni noti influencer che utilizzano tali strumenti per diffondere messaggi sbagliati, nulla è stato fatto per tutelare i soggetti più giovani e quindi influenzabili - prosegue Rienzi - Senza contare che su altre piattaforme è possibile falsificare la propria età e creare facilmente account pur non avendo l’età minima richiesta“. Per tale motivo il Codacons ritiene «ipocrita una misura che colpisce solo Tiktok, e chiede un giro di vite per tutti i social network che, specie in questo momento in cui i giovani sono soli, possono avere effetti devastanti sulla psiche dei minori».
Una proposta di legge sull’utilizzo dei social network sarà presentata la settimana prossima a Governo e Parlamento, per legiferare sull’accesso dei minori a tali piattaforme. Ad annunciarla è Consumerismo No Profit, associazione dei consumatori specializzata in tecnologia che, tramite i propri esperti e giuristi, ha redatto un disegno di legge ad hoc che fa seguito alla decisione del Garante per la Privacy di bloccare Tik Tok. «Il problema dell’utilizzo dei social network da parte dei minori può essere risolto solo attraverso misure di contrasto che diano certezze sulla reale età di chi crea gli account sulle varie piattaforme - spiega Consumerismo - Il nostro disegno di legge introduce l’obbligo di condizionare sia l’iscrizione che l’interazione sui social network da parte dei minori di anni 14 all’autorizzazione dei genitori, identificati a mezzo identità digitale». "In sostanza per iscriversi, chattare e pubblicare contenuti sui social sarà indispensabile ricorrere allo Spid, che fornisce garanzie sulla reale identità degli utenti, e i minori di 14 anni potranno accedere a tali piattaforme solo se autorizzati dai propri genitori, identificati attraverso l’identità digitale", spiega Luigi Gabriele, Presidente di Consumerismo.