Milano, 5 maggio 2018 - La frase, odiosa, è sempre la stessa («Negro di m...»), anche durante una partita di calcio. Ma stavolta cambiano gli attori. E anche l’epilogo. Perché se è un adolescente a insultare un suo coetaneo di colore, non si può far finta di niente. Coraggioso è stato Igor Trocchia, allenatore del Pontisola, che dopo questo episodio ha deciso di ritirare la squadra dal torneo. È successo tutto il primo maggio, a Ponte San Pietro (Bergamo). Doveva essere un giorno di festa, con un torneo riservato alla categoria esordienti (2005). In campo il Pontisola e il Rozzano, per i “blues” è la terza partita di una giornata dove tutti sfidano tutti nel festival dei gol, degli assist e dei dribbling. C’è solo da divertirsi. E invece durante il match un giovanissimo calciatore del Rozzano offende il centravanti avversario, Y.S., 13 anni, solo per il colore della sua pelle. A fine gara Trocchia si accorge che il suo giocatore rifiuta di dare la mano all’avversario e non capisce. Quasi si arrabbia. Fin quando altri calciatori del Pontisola raccontano al mister la triste verità. L’allenatore ci rimane male ma decide di dare subito un segnale fortissimo a tutti: «Giochino gli altri, noi ce ne andiamo».
La squadra viene ritirata nonostante stesse vincendo (avrebbe dovuto giocare una quarta gara), ma tutto il gruppo resta compatto, dai calciatori alla dirigenza, complimentandosi con l’allenatore, anzi ringraziandolo (lo ha fatto il capitano con un commovente sms) per quella scelta coraggiosa e «giustissima». Le squadre avversarie protestano, il pubblico non capisce e mugugna, mentre il tecnico del Rozzano richiama l’autore del brutto gesto le cui scuse non sono bastate per evitare la punizione del club (un mese di sospensione, mentre nelle gare ufficiali un insulto a sfondo razziale viene punito con dieci giornate di squalifica).
E ieri, in un lungo comunicato, il Rozzano calcio ha voluto dare la sua versione: «Non è nostra intenzione né minimizzare l’accaduto né giustificare ciò che risulta essere ingiustificabile - si legge -. Il ragazzo ha offeso l’avversario con la frase che tutti conoscete, lo stesso accortosi del tremendo sbaglio commesso si è avvicinato per chiedere scusa, scuse che non sono state accettate dall’avversario (scelta più che comprensibile). Il nostro mister ha subito preso un’importante decisione ovvero mandare il ragazzo a fare la doccia comunicandogli che la sua giornata calcistica sarebbe finita». Spiega poi la società milanese: «Il nostro presidente Marco Capitelli, che era sugli spalti ignaro di quanto fosse successo, si è recato negli spogliatoi del Pontisola per porgere le scuse a nome di tutta la società al ragazzo offeso. Ha pure espresso il suo parere contrario all’abbandono del torneo al mister del Pontisola, considerato che l’unico colpevole dell’ingiuria era stato già allontanato dal campo e nessun altro atleta aveva avuto un comportamento irrispettoso verso altri giocatori... Il nostro presidente ha poi contattato il collega del Pontisola per porgere le scuse ufficiali a nome della società... Stessa cosa da parte della famiglia del nostro tesserato che si è scusata con tutti e condivide la decisione di aver sospeso dall’attività il figlio per un mese. Ma ricordiamo a tutti che stiamo parlando di un ragazzo di 13 anni che ha cercato immediatamente di scusarsi, ha ammesso di aver commesso il fatto, ha accettato l’allontanamento e compreso la sospensione da parte della società. Siamo certi che questa giornata se la ricorderà per molto tempo e sarà fonte di insegnamento...»