Milano, 14 dicembre 2024 – La buona notizia è che finalmente è stato sbloccato il fondo da 30 milioni per il reddito di libertà, riconosciuto alle donne vittime di violenza. Ma non è tutto oro ciò che luccica, perché i fondi sono insufficienti e complicati da ottenere, tanto che ci sono donne che dovranno rifare la domanda, dopo aver atteso invano per un anno l’assegno. Un paradosso, al limite del pasticcio, quello che riguarda il reddito di libertà, introdotto nel 2020 dal Decreto Rilancio, alla luce della constatazione che per molte donne è difficile, se non impossibile uscire dalla spirale di violenza perché economicamente dipendenti dal partner maltrattante. L’affrancamento dalle violenze passa quindi sì dall’inserimento in percorsi anche di protezione, ma soprattutto dalla conquista dell’autonomia, che richiede però tempi lunghi e risorse nella fase di transizione. Il reddito di libertà doveva essere una di queste, probabilmente la principale, seppur scarsa: 400 euro al mese per un anno, integrabili dai Comuni.
Di fatto, i numeri dicono che non è mai davvero decollato. Secondo l’elaborazione segreteria del CIV su dati forniti dalla Direzione Generale - Direzione Centrale Inclusione e Invalidità Civile, da poco pubblicato nel rendiconto sociale dell’Inps, nel 2021 in tutta la Lombardia sono state accolte 465 domande per redditi di libertà da 400 euro al mese. Il numero maggiore ha riguardato la provincia di Milano (139), seguita da Bergamo (67) e Brescia (64); a Lecco sono state accolte 30 domande, 13 a Como, non disponibili i dati di Sondrio perché coperti da privacy. Non risultano domande accolte nel 2022 e 2023 per quanto riguarda la Lombardia.
Come spiega l’Inps, “si riscontra una riduzione delle prestazioni erogate a beneficio delle donne vittime di violenza”, anche se il dato “deve essere interpretato anche in funzione del budget a disposizione delle singole regioni”. Il decreto che ripartisce in tre anni i 30 milioni di stanziamento per il reddito di libertà dovrebbe far ripartire la macchina, anche se i fondi non basteranno per tutte. Il contributo è stato portato a 500 euro al mese (6.000 euro annui), per cui 10 milioni annui basteranno a coprire circa 1.700 domande, al netto di fondi aggiuntivi degli enti locali: considerando che nel 2023 i soli centri antiviolenza della Lombardia hanno accolto circa 6.000 donne, è evidente che poche potranno beneficiarne. Inoltre, i fondi sbloccati andranno anche a coprire le richieste delle vittime di violenza che non hanno percepito nulla nel 2024, pur essendo risultate beneficiarie.