In cima alla lista delle arbovirosi sorvegliate, chiarisce Faccini, c'è invece la Dengue, la "febbre spaccaossa" descritta per la prima volta alla fine del Settecento. In questo caso "abbiamo con noi il vettore, la zanzara tigre, anche se non possiamo parlare, dalle nostre parti, di una situazione endemica - chiarisce il dottor Faccini -. Abbiamo persone che tornano da Paesi in cui il virus è diffuso e abbiamo avuto i primi focolai a trasmissione autoctona".
Quello registrato l'estate scorsa a Castiglione d'Adda nel Basso Lodigiano, con 41 infezioni totali, è stato il secondo in Italia, dopo il focolaio scoperto in Veneto nell'estate del 2020, che contò in tutto 13 casi. Entrambi sono stati debellati con le disinfestazioni: "La zanzara tigre vola poco, il suo raggio d'azione non supera i duecento metri. I focolai sono molto concentrati, anche se possono protrarsi nel tempo perché il virus ha un'incubazione lunga nell'insetto: sia a Castiglione d'Adda che in Veneto quattro anni fa gli ultimi casi furono registrati in ottobre".
Quando viene scoperto un caso di Dengue la profilassi, oltre alle disinfestazioni nel raggio di almeno 200 metri dalla residenza del contagiato per debellare la zanzara, includono la raccomandazione, per chi si è ammalato, di non uscire di casa e di fare il possibile, utilizzando zanzariere, repellenti e coprendosi la pelle, per non essere punto per sette giorni: "L'intervallo in cui una persona rimane contagiosa dall'esordio della febbre", spiega il responsabile della prevenzione delle malattie infettive dell'Ats Metropolitana. Nel cui territorio, che include Milano, il suo hinterland e il Lodigiano, dall'inizio di quest'anno sono stati registrati 23 casi di Dengue, "in linea con i numeri degli scorsi anni" al netto del focolaio del Basso Lodigiano.