Abbiategrasso, 30 marzo 2016 - Correnti scure fluiscono indisturbate dal canale scolmatore di Abbiategrasso, a Ovest di Milano, fin dentro la riserva naturale del fiume Ticino. Il canale finito sotto accusa raccoglie le acque di tutta l’area prealpina e del Nord Milano, comprese quelle molto inquinate del Seveso e dell’Olona, riversandole nel fiume azzurro. Da sei mesi a queste acque si sono aggiunte quelle fognarie che escono dal depuratore di Rho e servono un bacino di circa 600mila persone. Neppure le condizioni climatiche eccezionali di questo periodo hanno contribuito a ridurre l’inquinamento: la siccità invernale che ha colpito il territorio ha diminuito anche la capacità del Ticino di diluire le sostanze che entrano nelle sue acque.
Dall'ottobre del 2014 il Parco del Ticino ha avviato un monitoraggio costante del canale scolmatore per capire il suo impatto sull’ecosistema protetto. I dati raccolti parlano di una presenza di sostanze dentro il fiume Ticino che aumenta di oltre il cento per cento dopo la confluenza con lo scolmatore. La presenza di ioni nelle acque, infatti, passa da quota 200 a monte del canale a quota 700 subito dopo, come indice di conducibilità. Senza contare la presenza di batteri escherichia coli, solitamente presenti nelle feci. Alla struttura manca un filtro sgrigliatore che fermi i rifiuti galleggianti più grandi, come le bottigliette e altri rifiuti di plastica.
La pessima qualità delle acque che escono dallo scolmatore, però, non dipende solo dall’insufficienza delle strutture di filtraggio. Il Parco del Ticino paga il fatto di essere uno dei parchi regionali più abitati d’Europa; la conseguenza è un aumento esponenziale dell’inquinamento che si riversa in una «Riserva della Biosfera» riconosciuta a livello europeo. L’allarme è stato lanciato dal circolo di Legambiente – Terre dei Parchi di Abbiategrasso: «Dobbiamo lavorare con le altre associazioni e fare pressioni perché il problema venga riconosciuto da tutte le istituzioni – hanno spiegato il presidente del circolo abbiatense Maurizio Vedovati, e Nicholas Chignoli – Sono già stati stanziati 6 milioni per intervenire sullo scolmatore e realizzare uno sgrigliatore. Ma a essere coinvolto è l’intero sistema regionale di gestione e depurazione delle acque». Una soluzione definitiva non esiste, ma è ancora possibile fare degli interventi di mitigazione per diminuire la portata dell’inquinamento che entra nel Ticino. Un esempio concreto è la realizzazione delle «vasche volano» di Senago, in grado di attenuare lo stress a cui sono sottoposti i depuratori durante le piene, evitando che gli agenti inquinanti presenti nelle acque li superino indisturbati.