STEFANIA TOTARO
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Soldi a una ragazzina in comunità, chiesti quattro anni per induzione alla prostituzione di minorenni

Imputato, al Tribunale di Monza, un 27enne di Brugherio che avrebbe approfittato di una 17enne, ritenuta invece dalla difesa non attendibile nelle sue accuse

A processo con l'accusa di induzione prostituzione minorile

A processo con l'accusa di induzione prostituzione minorile

Brugherio (Monza Brianza), 12 Marzo 2025 - La Procura di Monza ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per induzione alla prostituzione di minorenni per un 27enne di Brugherio a processo al Tribunale di Monza per avere offerto "150 euro per due rapporti e la pillola del giorno dopo" ad una ragazza conosciuta in un sito online di incontri che poi si è rivelata una 17enne di origine ucraina fragile, ospite di una comunità protetta per minori monzese per via del suo passato di abusi da parte di un vicino di casa e di difficoltà per l’assenza del padre e problemi con la madre.

I fatti contestati sono emersi nell’agosto del 2018 quando l’allora 17enne, una sera che era in libera uscita, era tornata oltre l’orario consentito in comunità facendosi accompagnare da un uomo alla guida di una Mercedes. Ad aspettarla c’era un educatore della comunità, che aveva sorpreso i due intenti a baciarsi ed era intervenuto, facendo presente all’accompagnatore che la ragazza aveva solo 17 anni e sentendosi rispondere che le aveva solo dato un passaggio. L’educatore aveva preso la targa della vettura. Quando aveva scoperto che la ragazza aveva nascosto 150 euro dietro il bidet del bagno della stanza che condivideva con un’altra ospite della comunità, aveva allertato la polizia di Stato di Monza, che dalla targa era risalita al 27enne di Brugherio, poi riconosciuto come l’accompagnatore della minorenne.

"Io non ho niente, nessuno mi dà niente, quindi devo fare così", si era giustificata devastata dal pianto la 17enne, che ora ha lasciato la comunità e vive con un compagno. quando aveva dovuto raccontare come aveva avuto quei 150 euro. La giovane si è costituita parte civile al processo per ottenere un risarcimento dei danni. La difesa dell’imputato nega decisamente l’accusa, sostenendo che la ragazza non è attendibile proprio per i suoi dolorosi trascorsi che l’hanno costretta a imparare a vivere di espedienti, come hanno raccontato in aula anche gli educatori della comunità, secondo cui la minorenne era una ribelle, aveva soldi o telefonini o vestiti di cui non si spiegava la provenienza e sui social risultavano suoi profili falsi. Ad aprile la sentenza.