REDAZIONE CRONACA

Suicidio assistito, come funziona in Italia. I requisiti, le leggi che mancano e le 44 richieste al giorno all’associazione “Luca Coscioni”

Il caso di Serena, primo in Lombardia, mostra che si può avere un aiuto ufficiale per accedere alla morte volontaria. Ma si è in “balia” dei tempi e dei modi delle aziende sanitarie. Spesso, un percorso a ostacoli

Qual è la situazione del fine vita in Italia?

Qual è la situazione del fine vita in Italia?

Milano, 14 febbraio 2025 – Dopo il caso di Serena, la donna cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva, che ha ottenuto dopo nove mesi di poter accedere al suicidio assistito (prima volta in Lombardia) e dopo l’approvazione della prima legge regionale sul fine vita, in Toscana, torna alla ribalta il tema del diritto a una morte degna, in presenza di determinati requisiti. La vicenda di Serena e prima di lei, degli altri cinque in Italia che già hanno ottenuto il suicidio assistito senza dover andare oltre confine, mostra chiaramente un fatto: grazie alla sentenza sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, in Italia si può avere un aiuto ufficiale per accedere alla morte volontaria. Ma senza legge, si è in “balia” dei tempi e dei modi delle aziende sanitarie. Spesso, un percorso a ostacoli. Ma vediamo qual è oggi la situazione.

L’accesso alla morte volontaria assistita in Italia: come funziona

In assenza di una legge nazionale che regolamenti l'aiuto alla morte volontaria, ovvero l’accesso al suicidio assistito, in Italia questa scelta di fine vita è normata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone.

La Consulta ha disposto, con una sentenza di incostituzionalità parziale dell’articolo 580 del codice penale, che la persona malata che vuole accedere all’aiuto alla morte volontaria (suicidio assistito) deve essere in possesso di determinati requisiti:

  • deve essere capace di autodeterminarsi
  • essere affetta da patologia irreversibile
  • che tale patologia sia fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili
  • che sia dipendente da trattamenti di sostegno vitale

Questi requisiti, insieme alle modalità per procedere, devono essere verificati dal Servizio Sanitario Nazionale con le modalità previste dalla legge sulle Dat agli articoli 1 e 2 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, 219/17), previo parere del comitato etico territorialmente competente.

L’azienda sanitaria deve inoltre verificare le modalità di esecuzione le quali dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze. Ai sensi della recente sentenza costituzionale n. 135 del 2024 la Consulta ha anche ampliato la portata del requisito del trattamento di sostegno vitale includendo tutte quelle procedure che, indipendentemente dal loro grado di complessità tecnica e di invasività, sono normalmente compiute da familiari o caregivers. Ha inoltre affermato che il requisito del “trattamento di sostegno vitale” può dirsi soddisfatto anche quando non sia in esecuzione perché, legittimamente, rifiutato dalla persona malata.

La campagna Liberi Subito

Di fronte a tutto questo, c’è da dire però che il Servizio Sanitario però non garantisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita. Per questo motivo, nel rispetto delle competenze regionali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna “Liberi Subito” con raccolta firme per proposte di legge regionali che garantiscano il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti.

Qual è la situazione nelle regioni? L’unica ad aver approvato una legge sul fine vita è la Toscana. Friuli Venezia Giuloa, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia hanno rinviato le proposte di legge in commissione. Per quanto riguarda Valle D'Aosta, Lazio, Campania, Sardegna, Abruzzo, Puglia, Sicilia, la proposta è depositata in attesa di inizio iter. In Calabria e nelle Marche sono state depositate proposte simili a Liberi Subito. In Umbria e Basilicata la proposta di legge era stata depositata ma col cambio legislatura occorre iniziare nuovamente l’iter.

I numeri sul fine vita

Negli ultimi 12 mesi sono arrivate 16.035 richieste di informazioni sul fine vita tramite il Numero Bianco coordinato dalla compagna di Dj Fabo Valeria Imbrogno e le email dirette all’Associazione Luca Coscioni. Si tratta di una media di 44 richieste al giorno con un aumento del 14% in confronto ai 12 mesi precedenti. Nel dettaglio: 1.707 richieste di informazioni su eutanasia e suicidio medicalmente assistito (circa 5 richieste al giorno) e 393 richieste di informazioni rispetto all’interruzione delle terapie e alla sedazione palliativa profonda (più di 1 richiesta al giorno). Informazioni riguardanti le procedure italiane o contatti con le strutture svizzere per il percorso di morte volontaria medicalmente assistita sono state fornite a 580 persone (51% donne, 49% uomini), nell’anno precedente le persone furono 533.

In Italia, ad oggi, sono 11 le persone che hanno ricevuto il via libera per l’accesso al suicidio assistito. Di queste: sei persone hanno avuto accesso al suicidio assistito in Italia (5 sono state assistite dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni)

Nel giugno 2022, Federico Carboni, 44enne di Senigallia, nelle Marche conosciuto durante la sua battaglia con il nome di fantasia “Mario”, è stato il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019, dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla azienda sanitaria e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’Associazione Luca Coscioni. Nel 2023, “Gloria” (nome di fantasia), donna veneta di 78 anni, paziente oncologica, è stata la seconda italiana, ad accedere al suicidio medicalmente assistito e la prima ad aver ricevuto il farmaco letale e la strumentazione per la sua autosomministrazione da parte della ASL competente. 

Nel 2023, “Anna” (nome di fantasia), in Friuli Venezia Giulia donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla, è la terza italiana ad accedere al suicidio medicalmente assistito, la prima ad aver potuto accedere alla procedura con l’assistenza completa del Servizio sanitario nazionale. “Vittoria” (nome di fantasia), donna veneta di 72 anni, affetta da sclerosi multipla secondariamente progressiva da 20 anni, è deceduta a dicembre 2023 nella località dove risiedeva, in Veneto, dopo 9 mesi dalla sua richiesta.