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Terremoto L'Aquila, sentenza choc: "Colpa anche delle vittime". Risarcimenti tagliati

Secondo i giudici sarebbero dovuti uscire di casa e non restare a dormire

Terremoto L'Aquila

L'Aquila, 12 ottobre 2022 - È una colpa, per le vittime sotto le macerie del crollo, non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto molto forti  che seguivano uno sciame sismico che durava da mesi: è un passaggio della sentenza in sede civile del Tribunale dell'Aquila riferita al crollo del palazzo di via Campo di Fossa, nel centro del capoluogo abruzzese durante il sisma del 6 aprile 2009, in cui morirono 24 persone sulle 309 complessive. A darne notizia sono i quotidiani Il Centro e  Il Messaggero.

I giudici: incauto andare a dormire

Con una sentenza choc, destinata a far discutere, secondo i giudici "E' fondata l'eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che tenuto conto dell'affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell'edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi nella misura del 30%. Ne deriva che la responsabilità per ciascun Ministero è del 15% e per il residuo 40% in capo agli eredi del costruttore Del Beato". La richiesta di risarcimento da parte dell'Avvocatura dello Stato verso i  proprietari degli appartamenti è stata accolta dalla sentenza del giudice del tribunale civile dell'Aquila Monica Croci. 

Mamma vittima: "Andò a letto perché rassicurata"

"La storia è proprio l'opposto, e cioè che questi ragazzi andarono a dormire alle due di notte perchè si erano sentiti dire che più 'scossette' c'erano, più energia si scaricava - prosegue l'avvocato Piccinini - la verità è che furono rassicurati". Questa sentenza verrà impugnata in Appello dalla famiglia, conferma la mamma-legale di Ilaria. Che ha poi ricordato come dopo le vicende della prima sentenza sulla Grandi Rischi, nella quale ci furono tanti condannati, la vicenda si è esaurita legalmente con la Cassazione che ha condannato nel 2016 a 2 anni di reclusione per omicidio colposo e lesioni dell'ex vice capo dipartimento della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis. 

"Comunicazione scorrettamente tranquillizzante"

Nella sentenza della Cassazione si legge che "Esulava dai compiti istituzionali" della commissione Grandi rischi, alla vigilia del terremoto del 6 aprile 2009, "la gestione della comunicazione esterna, affidata in esclusiva all'organo titolare dei compiti di prevenzione", ovvero alla Protezione civile, mentre l'informazione scientifica non si può imprigionare in una "camicia di forza". Non solo: si è trattato di una "scorretta condotta informativa" e una "comunicazione  di contenuto inopportunamente e scorrettamente tranquillizzante", ha finito per indurre "taluni destinatari all'abbandono di consuetudini di comportamento autoprotettivo rivelatosi fatale".