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L’Antiterrorismo: "È allarme rosso"

Un salto di qualità, quei propositi di colpire in Italia. E dunque una «certa preoccupazione», tra gli investigatori, per i messaggi in cui i foreign fighter al centro dell’operazione antiterrorismo scattata nelle scorse ore, avevano manifestato intenzioni definite "serie" di compiere un attentato a Roma di MARIO CONSANI e ANNA GIORGI

I tre figli della coppia di Bulciago e il figlio di Oussama Khachia

Milano, 29 aprile 2016 - Un salto di qualità, quei propositi di colpire in Italia. E dunque una «certa preoccupazione», tra gli investigatori, per i messaggi in cui i foreign fighter al centro dell’operazione antiterrorismo scattata ieri, avevano manifestato intenzioni definite «serie» di compiere un attentato a Roma. Preoccupazione che ha portato la procura e gli uomini della Digos e del Ros «a chiudere l’attività di indagine prima possibile». Lo ha spiegato il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli che, con i pm Enrico Pavone e Francesco Cajani ha coordinato l’inchiesta che ha portato alle sei ordinanze di custodia cautelare in carcere per terrorismo internazionale, di cui quattro eseguite. Una prima volta concreta, nei rapporti tra l’attività dell’Isis e i suoi «riflessi sullo Stato Italiano». C’è quel messaggio preciso che arriva al boxeur di origini marocchine, ma con cittadinanza italiana, di colpire la Capitale. « Questo - ha proseguito il procuratore - è una novità perché è una indicazione a una persona specifica di compiere un attentato in Italia». Del resto lo stesso gip Manuela Cannavale, che ha firmato gli ordini di custodia cautelare, osserva che destano «estremo allarme» i continui e «ripetuti riferimenti all’Italia come luogo di prossimi ed imminenti attentati, atteso che in tale paese non è ancora stato fatto nulla, sebbene sia il paese dei crociati». Tanto più per «l’assoluta determinazione» dei due presunti jihadisti «a compiere attentati», che «emerge dallo stato d’animo eccitato, ed insieme onorato e gioioso» di Abderrahim Moutaharrik e dell’amico Abderrahmane Khachia, due degli arrestati, destinatari del “poema bomba” inviato da un personaggio di spicco dell’ organizzazione terroristica. E anche Lamberto Giannini, direttore del servizio centrale dell’Antiterrorismo, ieri a Milano in conferenza stampa, ha parlato dell’«allarme rosso» scattato quando «siamo riusciti a percepire» i messaggi in cui si invitava «di evitare di andare nei territori dell’Is perché qui c’è da fare». Messaggi che «esaltano la politica dei lupi solitari» e che indicano «una volontà di attacco» in Italia. Il fenomeno dei foreign fighter, d’altra parte, è tutt’altro che sottovalutato, in Procura. Nel solo periodo tra luglio 2014 e giugno 2015, come hanno rivelato statistiche ufficiali diffuse nei giorni scorsi, i fascicoli aperti con l’accusa di terrorismo internazionale erano stati trenta. E da allora ad oggi sono chiaramente aumentati: «Sono molti di più», ha confermato il procuratore aggiunto Romanelli

di MARIO CONSANI e ANNA GIORGI