Milano, 29 aprile 2016 - "Sono pronto a chiarire tutto". È quanto avrebbe detto Abderrahim Moutaharrik, l'operaio-kickboxer finito in carcere ieri assieme ad altre tre persone tra cui sua moglie per terrorismo internazionale, nel corso di un colloquio oggi in carcere con il suo legale, l'avvocato Francesco Pesce. Il giovane, da quanto si è saputo, sarebbe intenzionato a rispondere alle domande del gip nell'interrogatorio in programma lunedì per spiegare di non aver mai fatto nulla di concreto, malgrado dalle intercettazioni sembrerebbero emergere propositi radicali.
"METTIAMO A POSTO LA TESTA A QUESTI GIOVANI" - "Ti faccio conoscere un po' di ragazzi, attiriamo questi giovani di Lecco anche loro e gli metteremo a posto la testa". Così Abderrahim Moutaharrik, l'operaio-kickboxer che voleva partire per combattere con l'Isis assieme a moglie e figli, condivideva, lo scorso 21 marzo, "con l'amico" Abderrahmane Khachia, marocchino di Varese fratello di Oussama morto "martire", la "sua azione di proselitismo, da effettuare presso giovani, per indottrinarli". E' uno degli elementi emersi dagli atti dell'inchiesta milanese che avrebbe messo in luce l'intenzione da parte di Moutaharrik di compiere attentati in Italia su ordine dello "Stato islamico". Nella carte, tra l'altro, si delineerebbe anche una rete di altri soggetti legati alla 'galassia' dell'estremismo islamico. Dalle intercettazioni risulta che Khachia sarebbe stato in contatto con alcuni soggetti definiti "Imam di Varese" (non identificati) e con un'altra persona chiamata "il turco".
IN CARCERE - Abderrahim Moutaharrik, operaio e atleta di kickboxing di origini marocchine, la moglie Salma Bencharki, Abderrahmane Khachia, marocchino di Varese e fratello di Oussama, foreign fighter morto "martire", e Wafa Koraichi, sorella di Mohamed che è in Siria con la moglie Alice Brignoli e i figli a combattere da oltre un anno (i due risultano latitanti), sono stati tutti portati nel carcere milanese di San Vittore (è probabile che poi vengano trasferiti a Opera). Su computer, gli smartphone e altro materiale informatico - sequestrato nel blitz antiterrorismo di ieri in Lombardia che ha fatto emergere progetti di attentati a Roma da parte di presunti jihadisti legati all'Isis - sono in corso di analisi da parte degli investigatori della Digos e del Ros.