Milano, 30 ottobre 2024 – Dopo quasi mezzo secolo si celebrerà un nuovo processo per l'omicidio del carabiniere Giovanni D'Alfonso morto nella sparatoria alla Cascina Spiotta del 5 giugno 1975. La gup di Torino Ombretta Vanini ha rinviato a giudizio gli ex capi storici delle Brigate Rosse, Mario Moretti e Renato Curcio, e l'allora militante Lauro Azzolini. E' stata invece pronunciata sentenza di non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Pierluigi Zuffada.
Il processo inizierà il 25 febbraio davanti alla Corte d'Assise di Alessandria. Lo scontro a fuoco tra carabinieri e Br avvenne nel contesto del rapimento dell'imprenditore Vittorio Vallarino Gancia da parte dei brigatisti. Oltre all'appuntato dell'Arma perse la vita anche Mara Cagol, l'ex moglie di Curcio. Secondo i pm Ciro Santoriello ed Emilio Gatti, che hanno coordinato le indagini del Ros, a sparare sarebbe stato Azzolini che poi sarebbe fuggito dalla Spiotta. A chiedere la riapertura dell'inchiesta era stato Bruno D'Alfonso, il figlio della vittima, che aveva presentato un esposto con nuovi spunti investigativi.
“È una decisione importante per conoscere, sebbene a distanza di tanti anni, cosa avvenne quella mattina del 5 giugno 1975 alla cascina Spiotta. Il processo esprime un desiderio certo non di vendetta, ma di verità e di giustizia, e che speriamo che anche nell'aula della Corte d'Assise non trovi solo una sterile opposizione da parte degli imputati, che pure nei processi hanno goduto di benefici come presunti dissociati dal terrorismo”, hanno commentato i due avvocati di parte civile, Guido Salvini e Nicola Brigida, al rinvio a giudizio disposto da un gup di Torino per i tre ex brigatisti rossi Renato Curcio, Marino Moretti e Lauro Azzolini.
“Non è un processo 'storico', come dicono in molti, ma un processo dovuto alla ricerca di verità e giustizia su cosa accadde quel giorno e in quegli anni”, ha aggiunto l’avvocato Sergio Favretto, che assiste Bruno D'Alfonso, fratello del carabiniere ucciso, dopo il rinvio a giudizio degli ex brigatisti rossi. “Quella scritta oggi è la prima pagina di una nuova verità sul conflitto a fuoco - ha aggiunto all'AGI il legale -. Ma c'è di più: il dibattimento sarà importante anche per ricostruire cosa accadeva nel covo della Spiotta che non fu solo un punto d'appoggio per il sequestro ma un posto dove si trovavano le colonne delle brigate rosse e facevano progetti”.